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“Diario di un cattolico errante” è il libro che spesso e più di altri riprendo e riassaporo , perché ogni volta , pensieri già letti, mi risvegliano altro.E’ un libro che cito spesso nelle conversazioni con gli amici perché le riflessioni , in esso contenute, sono tali e tante che diventa inevitabile il riferimento. La prima edizione del libro è stata pubblicata nel mese di ottobre del 1997.Eppure, a dispetto del pezzo di storia trascorso, continua ad essere di un’attualità sconcertante.L’autore, Ettore Masina ,è una persona che ho imparato a stimare , ammirare e voler bene fin dalle prime pagine del libro.Viene fuori dal suo libro-diario la riflessione sofferta di chi ha imparato a guardare il mondo con gli occhi tersi. E lo racconta a chi sa tendere l’orecchio per ascoltare.E quando pare che il mondo da lui percorso e raccontato sia vittima delle nefandezze dell’uomo,si verifica , sempre, l’incontro con persone belle (Davide Turoldo, padre Ernesto Balducci, Rigoberta Menchù...). E ci si riconcilia con la vita.Nel capitolo “Il pacifismo armato dei Maragià”, Masina chiarisce – ma ,pare , non si sia ancora compreso- che “l’interventismo armato in nome della pace non è una scelta di civiltà ma l’esatto contrario del movimento per la pace : questo denunzia le radici dei conflitti, spinge a cercare soluzioni, insomma pone problemi ; quello - la pace con le armi – i problemi li stritola”.Mi piace concludere, anche per rimanere in tema con gli avvenimenti recenti, con una considerazione dell’autore che prendo dalle pagine del libro-diario, datate 6 gennaio 1997:“Quando, come avviene nella Terra di oggi, sono i principi basilari dell’etica a essere vulnerati, non solo il teologo ma persino il monaco deve scrollarsi di dosso la tentazione del silenzio, della solitudine, della preghiera che non si fa azione…”.
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