Diario del pane

Ho comprato recentemente questo libro a Bologna, un colpo di fortuna vero e proprio. Dopo averlo letto ho sentito il bisogno di dire qualcosa che mi premeva dentro con un’urgenza che non sono in grado di spiegare. Conosco l’autore, ne ho sentito parlare spesso e mi ricordo una sua lettura incazzatissima la scorsa estate a Bologna in un contesto parecchio istituzionale, dove addirittura dava concluso il suo rapporto con la nostra città. Non ho capito bene i motivi di tanta sua durezza ma perveniva una strana sensazione di passione e verità sia dalle sue parole sia dai versi bellissimi che subito dopo ha praticamente scagliato contro il pubblico numeroso. Mi colpì questo atteggiamento rabbioso ma senza boria, non conciliante ma pieno di desiderio di capire. Non ho ritrovato quei versi, spero di rileggerli prima o poi da qualche parte. Ho trovato invece per puro caso questo libro (stavo cercando saggi di psicologia, mia materia di faticoso studio)l’ho letto e mi sono reso conto che quando parla con questa intensità, la poesia di oggi diventa davvero qualcosa di essenziale per chiunque voglia ritrovare un senso pieno del nostro tempo dentro il mistero delle parole. Mistero perché sono le parole di un altro, quando sono come in questo libro, scandite, inevitabili, fondamentali, prive di decorazioni, guidate da un ritmo ipnotizzante e carnale, che non vogliano spiegarti niente, insegnarti niente, ma solo guidarti dentro un universo di segni, di archetipi, che sono nella vita di chi ha scritto e nella vita e memoria di ognuno di noi. Ci costringe a guardarci dentro quasi senza pietà, e a partecipare senza filtri al mondo che ci circonda. Anche dove tutto sembra più personale, più oscuro, la qualità mai astratta di questa scrittura ti tiene in contatto. Mi ricorderò di questo poeta credo per sempre, spero che continuerà mantenendosi così potente e allo stesso tempo accogliente. Ci tenevo a dire qualcosa su questo libro davvero sconvolgente e bellissimo, bisogna parlare di librì così belli in mezzo a tanta cartaccia.

Mi avevano detto che questo libro era andato esaurito, pare invece che sia stato ristampato, e meno male, perché questo è uno di quei libri che ti cambiano lo sguardo, il modo di sentire di percepire la realtà delle cose grandi e irraggiungibili, ma anche quelle della nostra piccola insignificante esistenza. Si entra in un coro, in un ritmo durissimo e sapienziale, in una parola che si fa segno estremo e nudo, e non per questo meno vivo e combattivo. Sì sembra proprio il libro di un combattente, ora pare che scrivere così sia l'unico modo di concepire poesia in questo nostro difficilissimo tempo.

Massari è un poeta vigoroso e umano dalla voce invernale, dolorosa, russa. Scava silenzi e non li riempie: li insinua nel nostro animo e lì li lascia gelare. La sua voce parla da un deserto che non è soltanto lo stretto recinto della propria esperienza personale, bensì il triste terreno di guerra del contemporaneo. La miseria e le macerie che costellano i panorami della sua poesia non sono visioni astratte ma i tristissimi paesaggi reali di chi non dimentichi che il mondo non ha frontiere e che ogni ferita sofferta da un uomo è una ferita per ognuno. Massari ci invita a guardare il mondo negli occhi, come qualcosa che ci ri-guardi e non come una semplice immagine televisiva trasmessa da un telegiornale; ci ricorda la dura e dolorosa sostanza dei nostri tempi, dà voce a un dolore che dovrebbe essere di tutti e che invece solo pochi sanno tenere vicino. E allo stesso tempo ci fa riscoprire la disperata attualità di tutta una tradizione di poesia “invernale” e povera, in cui le parole hanno il peso delle cose e le cose un valore dimenticato.