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Dialoghi sulla prescienza divina e la predestinazione degli eletti. Testo latino a fronte - Gioacchino da Fiore - copertina
Dialoghi sulla prescienza divina e la predestinazione degli eletti. Testo latino a fronte - Gioacchino da Fiore - copertina
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Dialoghi sulla prescienza divina e la predestinazione degli eletti. Testo latino a fronte
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Dialoghi sulla prescienza divina e la predestinazione degli eletti. Testo latino a fronte - Gioacchino da Fiore - copertina

Descrizione


Scritto fra i più antichi di Gioacchino da Fiore, i Dialoghi sulla prescienza divina e la predestinazione degli eletti segnano una tappa fondamentale nel formarsi della sua visione della storia.

L’opera è realizzata in forma di conversazione fra l’autore e due monaci, Benedetto e Nicolò. Nei tre sermoni essi dialogano intorno ai rapporti fra grazia e libertà, discutendo del celebre passo della Lettera ai Romani (cap. 9, vv. 11-23) sull’elezione divina di Giacobbe invece di Esaù. Innovando profondamente le tradizionali linee interpretative, Gioacchino spiega che Giacobbe fu prediletto per il solo fatto che era il minore, come tale trascurato e disprezzato nella casa di suo padre. La scelta di Dio cade dunque sui più piccoli e sui più deboli, poiché sono più pronti a ricevere la sua misericordia: la loro sofferenza li dispone infatti all’umiltà, fondamento di ogni altra virtù. Per questa ragione egli preferisce infine il «peccatore penitente» al «giusto impenitente».

Al di là della sorte dei singoli, i Dialoghi delineano una concezione entro cui la dinamica umiltà-superbia, principio propulsivo e regolatore della storia, dà ragione del mutare delle condizioni e dei destini dei popoli.

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Dettagli

2001
1 luglio 2001
160 p.
9788883340437

Conosci l'autore

(Celico, Cosenza, 1130 ca - San Giovanni in Fiore 1202 ca) frate e teologo italiano. Entrato nell’ordine cisterciense intorno al 1150-55, ne uscì nel 1191 per fondare a San Giovanni in Fiore un altro ordine più rigorista, approvato nel 1196. La sua concezione ciclica della storia distingueva tre età, corrispondenti all’instaurazione dei regni di ciascuna delle tre persone della Trinità; egli profetizzava il prossimo avvento dell’età dello Spirito Santo, e interpretava conseguentemente la chiesa temporale, con i suoi dogmi e le sue strutture, come una simbolica prefigurazione del vero cristianesimo, la cui venuta avrebbe coinciso con la purificazione di tutta l’umanità. Il pensiero di G. da F. venne ritenuto eterodosso e condannato dalla chiesa nel 1215, ma esercitò un grande influsso sulla...

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