Di donne. Viverle e vopravviverne. Commedia in due atti e coda

Brescia - "Che Mozart sarebbe stato se invece delle sue dieci sinfonie ne avesse composta una sola?": è una fra le frasi chiave del libro colloquiale su base esperienziale dal titolo "Di Donne - viverle e sopravviverne", pubblicato dalla Compagnia della Stampa. La voce narrante è l'esposizione trainante di un racconto che nasce e si spiega in terza persona, ma si esplica per lo più nello scritto virgolettato, espresso invece nell'io della prima persona singolare, riferito a quanto desunto dalle fitte e diversificate confidenze di un certo personaggio circa le proprie esperienze vissute con le donne. Un legame fra chi detiene la linea della scrittura con chi l'ha ispirata nella narrazione traslata nello scalare di una doppia ed umana misura. Una scissione di individualità in ruoli distinti, a regia scenica di un contenuto dove la dimensione del racconto si espande nella profondità di una fonte originaria non svelata e di una corrente che ne discende in esposizione particolareggiata, per una sedicente trama rielaborata nei diversi capitoli nei quali si trova compendiata. L'autore, Tiberio Faedi, offre una narrazione intrigante ed atipica, ironica e sorniona, esistenzialista a genere apripista di tutto un insieme interiore espresso a retrogusto di aneddoti emblematici ed a sfondo di sfumature umane indugianti su sé stesse, per tavole ritrattistiche universalistiche. Sapere descrivere sé e gli altri, ma nel caso del libro, dal chiaro titolo allusivo, si tratta di riferire a proposito del mondo femminile, sul campo della seduzione e della relazione, fattasi intima interazione con l'opposta polarità maschile, quale calamita catalizzante il peregrinare di un avvincente estetismo accarezzante velleità di conquista ed a ripiano di esperienze valevoli per una conseguente contemplazione autocompiacente. di Luca Quaresmini