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Devota sobrietà. L'identità cappuccina e i suoi simboli
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Devota sobrietà. L'identità cappuccina e i suoi simboli - Giovanni Pozzi - copertina
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Devota sobrietà. L'identità cappuccina e i suoi simboli

Descrizione


La cultura originaria dei cappuccini non si desume dai libri. Né quelli letti né quelli scritti. I frati li conservavano in locali dignitosi, ma spogli, selezionandoli con il ferreo criterio della coerenza a un progetto di vita o tollerandoli perché utili a incoraggiare la pietà. Solidali con coloro che non hanno nome, convinti di non lasciare nulla dietro di sé, se non qualche gesto o parola, i fratelli che nel Cinquecento progettano di tornare all'originario spirito francescano ricercano la più disadorna precarietà. Non possiedono nulla, i loro mezzi di sussistenza sono ridotti all'indispensabile, abitano in penuria e devozione, il loro lessico è specifico e disciplinato, le loro architetture sono essenziali e minimaliste. Un tale progetto si presenta alternativo non solo alla cultura dominante, ma anche a quella specifica di marca francescana e porta inevitabilmente a una diversa interpretazione dei documenti fondatori - la regola e il testamento di Francesco - e della relativa tradizione storica e agiografica. Una rilettura che conduce all'ascetismo estremo e che si traduce, in prima istanza, in una dottrina e in un'arte del levare.
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Dettagli

EDB
2015
1 gennaio 2015
104 p., Brossura
9788810558409

Conosci l'autore

Giovanni Pozzi

(Locarno 1923 - Lugano 2002) filologo e critico letterario svizzero di lingua italiana. Frate minore cappuccino, docente di letteratura italiana all’università di Friburgo (dal 1960), ha approfondito lo studio dell’oratoria sacra barocca e ha curato e commentato opere di G.B. Marino: Dicerie sacre e La strage degl’Innocenti (1960), L’Adone (1976). Ha realizzato l’edizione critica della Hypnerotomachia Poliphili (1964, con L.A. Ciapponi). Della vasta produzione saggistica si ricordano i volumi La parola dipinta (1981), Sull’orlo del visibile parlare (1993), Alternatim (1996, premio Viareggio), Grammatica e retorica dei santi (1997).

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