Il destino si chiama Clotilde

Bel romanzo. Mi ha sorpreso il finale! Scorrevole, imprevedibile, proprio una bella lettura che mi sento di consigliare.

Avevo letto opinioni più che lusinghiere su questo libro, mi aspettavo una lettura fatta di ironia, divertimento elegante e d’altri tempi ma ancora attuale (a dispetto della distanza temporale che ci separa sia dall’epoca in cui è stato scritto sia dall’epoca in cui è ambientato), una brillante commedia degli equivoci; ma ora, a lettura ultimata, devo riconoscere che non mi è piaciuto molto. Certo, apprezzo sempre molto di più l’ironia che si costruisce con eleganza rispetto a quella che punta sulle volgarità; mi piace l’eloquio garbato dei tempi andati (per esempio, quando ancora si scriveva “in Iscozia” con la i efelcistica, tanto per intendersi); non sono una fanatica femminista che si indispettisce o si infuria nel vedere le donne ritratte come artefici di macchinazioni egoistiche ai danni dei malcapitati che destano il loro interesse, ma il grado di surreale lungo cui si svolge la trama, il misto di testardaggine e indifferenza del protagonista, l’atmosfera alla “Tre uomini in barca” che ho percepito fin dall’inizio, mi hanno fatta scorrere fino al termine del romanzo e chiuderlo concludendo che c’è ben poco che mi abbia colpita, ad esclusione della digressione e dei titoli dei capitoli, davvero divertenti.

Non male come romanzo. Adatto ai veri romantici. Semplice e scorrevole.