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"Enunciando inizialmente il senso del titolo generale, deontologia del fondamento, occorre precisare che esso consiste nel voler essere intenzionalmente un contrappunto all'ontologia del fondamento… C'è un problema di moralità del fondamento, del quale, dopo la Bibbia, possiamo dire che la nostra cultura non si è quasi più occupata, se non in quello scampolo di deontologia del fondamento, che era classicamente la questione del male, poi detta della teodicea… Ecco questo è il punto centrale di tutta questa ricerca: si tratta di riportare la deontologia del fondamento all'altezza dell'ontologia del fondamento; prima di parlare di crisi della metafisica, parlerei appunto di rimozione della morale dell'assoluto. Noi abbiamo potuto coltivare, all'interno e al di fuori delle religioni, come in filosofie perfettamente laiche, figure dell'assoluto del tutto amorali. … il luogo della morale, della questione morale, è l'ordine degli affetti. Questa è la seconda conversione, il mio secondo operatore, cioè la riduzione estrema della moralità: la domanda sulla Giustizia degli affetti, l'unica che collega l'uomo comune della strada al dotto, ponendoli sul piano del fondamento. Per meno di questo non si parla di morale, e per meno di questo il ragionamento morale non può che rimanere astratto. Tuttavia vedo un interesse in questa formula perché appunto la ricerca della Giustizia degli affetti mette in luce anche un'idea di Giustizia come trascendentale della coscienza, che occupa un livello superiore – ecco perché sovratrascendentale – a quello della verità dell'uno, del bene del bello, dei trascendentali classici".
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