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Un gran bel giallo anche divertente. Finalmente un commissario toscano come me! Nel giallo il commissario Cantagallo deve risolvere una serie di omicidi che accadono in un misterioso vicolo. Non vi dico nulla della trama, perché il romanzo è piuttosto lungo e non vorrei svelarvi dei dettagli fondamentali e rovinarvi il gusto della lettura. Vi parlo di quelle che sono state le mie opinioni in merito all'indagine che ho letto. Innanzitutto mi è piaciuto tantissimo il modo in cui Marazzoli ha delineato il suo commissario, mi piace l'atmosfera che ha creato all'interno del romanzo, un'atmosfera ricca di complicità e affetto. Oltre ad essere indubbiamente un giallo questo romanzo è anche altro, perché nel suo piccolo racconta le scene di vita quotidiana del commissario: dalla famiglia ai personaggi del paese di Collitondi (ma quanto deve essere carino quel paesino fra le colline toscane!), dal rapporto con i colleghi a quello con il burbero medico legale. Leggendo il giallo ho provato una sensazione di totale connessione con la realtà e sono riuscita ad immaginare molto vividamente ogni singolo personaggio, come se fosse una persona reale e non il frutto di una fantasia dell'autore. Ho apprezzato tantissimo la sottile ironia che caratterizza tutto il romanzo, in particolare per quanto riguarda i confronti tra Cantagallo e il Questore, oppure con la simpatica gattaia del vicolo San Giorgio. I motivi per cui ho apprezzato il giallo di Marazzoli sono molteplici e ho gradito molto l'introduzione di alcune ricette all'interno della storia. Bello, coinvolgente e assolutamente da leggere.
Arriva la primavera a Collitondi e anche i guai per il commissario Angelo Cantagallo. Un vicolo cieco del paese toscano diventa il silenzioso teatro di sanguinosi delitti. Dei lavoratori immigrati sono uccisi a colpi di coltello da un brutale omicida che sembra giocare a “gatto col topo” con il commissario. L’assassino mette in scacco Cantagallo che, insieme alla sua squadra di abili colleghi, deve svolgere un’indagine minuziosa per scoprire il colpevole. Pochissime tracce e nessun testimone: questo è il pane quotidiano di La pista investigativa del commissario è sinuosa e accidentata. La tecnica d’indagine è particolare: è seguita ogni traccia e ogni indizio che, per il commissario, costituiscono le tessere di un “mosaico criminale”. Completato il “mosaico” è risolta l’indagine. Cantagallo analizza i fatti nella sua stanza da lavoro, il vero e proprio laboratorio investigativo del commissariato. Cantagallo cerca di ricostruire il luogo in cui sono avvenuti i delitti e prende in considerazione ogni piccolo dettaglio. Le cose però si complicano e il commissario capisce che deve agire rapidamente e con molta cautela. A complicargli la vita c’è pure il suo capo, il Questore Fumi Zondadari, detto Zorro dallo stesso Cantagallo. Il Questore lo intontisce di frasi in latino per mascherare la propria incapacità investigativa e per mettere in difficoltà il commissario. Cantagallo è un tipo che non cede facilmente e ribatte a suon di proverbi che lasciano frastornato il Questore e gli permettono di abbandonare la discussione. Il commissario abbandona volentieri le discussioni, ma non rinuncia alla buona tavola. La buona cucina paesana non distrae Cantagallo che con la sua squadra riesce a venire a capo della vicenda e a completare il “mosaico”. Tutto è stato risolto con un colpo a sorpresa del commissario. Le sorprese per il lettore, però, non sono finite: l’ultima attende Cantagallo nel vicolo San Giorgio. E come direbbe senz’altro il Questore Zondadari: “Dura lex sed lex… a Collitondi”. L'autore F.M.
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