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Dentro il labirinto - Boris Pahor - copertina
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Dentro il labirinto - Boris Pahor - copertina

Descrizione


Radko Suban, alter ego dell'autore, torna a Trieste dopo la drammatica esperienza del lager e la degenza nel sanatorio dove l'amore per l'infermiera francese Arlette gli ha fatto riscoprire il gusto per la vita. La città natale, con i suoi caffè che un tempo echeggiavano delle conversazioni di una intellighenzia tra le più brillanti d'Europa, è la stessa di ieri ma Radko fatica a riconoscerla, mentre le grandi potenze ne tengono ancora in sospeso il destino. La comunità slovena è più straziata che mai dopo la costituzione della Jugoslavia che un tempo sembrava incarnare l'anima della resistenza a tutti i fascismi e che già versa, appena nata, nella peggiore caricatura totalitaria. Arlette, che prometteva di aiutarlo con la sua presenza, gli scrive ma si guarda bene dal raggiungerlo. Presto Radko comprende che i rapporti che riesce a intessere sono falsati dalle ideologie, dal calcolo. Ormai dovrà avanzare su un terreno minato, eredità trasmessa dalla guerra alla pace ritrovata, ricavarsi la strada in un labirinto ostile. Imparare di nuovo a orientarsi nella notte: questo è il compito che si trova davanti. Impossibile, forse, il solo però che valga la pena di affrontare se si è uomini.
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Dettagli

2011
15 settembre 2011
630 p., Brossura
9788864111858

Valutazioni e recensioni

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Recensioni: 4/5
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AdrianaT.
Recensioni: 2/5
Territorio Libero di Trieste: faglia Est-Ovest

Scivolando maldestramente dal registro sentimental-bucolico tipo memoir dal tono patetico, a quello docu/giornalistico/saggistico/ storico-politico scolasticamente ficcato dentro alla narrazione alla bell'e meglio creando un evidente scollamento, diciamo che Pahor si è rivelato, letterariamente parlando, una sostanziale delusione. L'evidente livello sub-letterario della scrittura, zavorrata da dialoghi interminabili e noiosi, mi impone di definire più che mediocre la qualità del romanzo in senso generale, mentre la storia in sé - la complicata situazione della minoranza slovena nella Trieste del secondo dopoguerra raccontata dal punto di vista dello sloveno Radko - è molto interessante sebbene qui non sia, neppure quella, trattata granché bene. "Hanno spezzato in due la città. Come la Palestina. Noi, i cittadini di Trieste, dovremmo considerarci come ebrei e arabi. Una città divisa a metà". Si apre, allora, un evidente dilemma: 'Dentro il labirinto' di Boris Pahor, è un buon libro scritto male?, un innesto mal riuscito?... Ho riscontrato un po' l'effetto avuto con 'Vita e destino' di Vasilij Grossman, la cui importanza storica, anche lì, ha prevalso su quella letteraria. Nonostante il fastidio per la pochezza dello stile e della costruzione del romanzo, ho tenuto duro per più di seicento pagine per puro interesse storico. A volte me lo impongo, ed è stato comunque utile, per lo meno come introduzione all'argomento che però, senza forse, è meglio approfondire chiedendo lumi a qualcun altro; un nome a caso: Claudio Magris.

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Marco Ferraro
Recensioni: 5/5

La minoranza slovena nella Trieste dell'immediato dopoguerra, un argomento minore forse, non troppo attraente forse, ma il respiro del romanzo è della grande letteratura mitteleuropea. Potrebbe essere Kafka, per certi aspetti ricorda Italo Svevo, per altri l'immenso Thomas Mann in quanto il sanatorio dove il protagonista incontra Arlette richiama subito alla mente "La montagna incantata". La scrittura è ricca e fine al tempo stesso e la maestria dello scrittore ci accompagna veramente nel labirinto che deve essere stata Trieste contesa tra i due blocchi, quando ogni passo ed ogni opinione sembrava una mossa su di una scacchiera mondiale, quando anche ritornare dai campi di concentramento non significava necessariamente ritrovare la serenità del proprio posto. Le 600 e passa pagine del libro hanno preteso il suo tempo per essere smaltite, ma ogni volta era un piacevole e leggero appuntamento. La personale sensazione durante ed al termine della lettura è stata quella di un vero e proprio arricchimento.

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Boris Pahor

1913, Trieste

Scrittore italiano, di madrelingua slovena. Nel 1940 viene arruolato nell'esercito italiano e mandato sul fronte in Libia. Dopo l'armistizio dell'otto settembre torna a Trieste, ormai sotto occupazione tedesca. Dopo alcuni giorni decide di unirsi alle truppe partigiane jugoslave che operavano nella Venezia Giulia. Nel 1955 descriverà quei giorni decisivi nel famoso romanzo Mesto v zalivu ("Città nel golfo"), col quale diventerà celebre nella vicina Jugoslavia. Testimone coraggioso dei crimini perpetrati dal fascismo e voce vibrante di una minoranza linguistica perseguitata, durante la seconda guerra mondiale, come si è detto, prese parte alla resistenza antifascista jugoslava. Tradito da una delazione finì deportato nei lager nazisti tra il gennaio...

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