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I demoni. Dalla cronaca del caposezione Geyrenhoff
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1979
1 gennaio 1997
3 voll., XIX-1201 p.
9788806198510

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angelo
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Un capolavoro inestimabile, lo paragono per valore alla "RICERCA DEL TEMPO PERDUTO", occorre dire che lo stile di von doder ricorda molto quello di Proust, da leggere senza alcun indugio

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maqroll
Recensioni: 5/5

Strano destino, quello di Heimito von Doderer. Parecchio tradotto nel passato, ma oggi completamente dimenticato. Ad esempio: quanti lettori avranno affrontato, negli ultimi dieci anni, questo mastodontico romanzo? Pochissimi, ci scommetto. Mi azzardo a dire: quattro o cinque persone al massimo. Ed è un peccato, perché i suoi romanzi, ancorché difficili e complessi, sanno affascinare e conquistare. Come già aveva fatto con il precedente e quasi altrettanto ponderoso “La scalinata” (Einaudi 1960, pp. 682), che parzialmente prende in esame gli stessi personaggi, con “I demoni” Doderer puntò a scrivere il romanzo-totale, quel romanzo che tutto vuole dire e tutto vuole abbracciare. La vicenda è calata nella Vienna degli anni ’26-’27, e l’ambizione è quella di descrivere i “demoni” che affliggono la società. E così abbiamo davanti ai nostri occhi 1201 pagine fitte di personaggi di tutti i ceti sociali che percorrono in lungo e in largo la città absburgica, portatori di storie individuali che si intrecciano nel più complicato dei modi. In mancanza di un centro narrativo privilegiato, e saltate tutte le normali coordinate temporali, al lettore mancano sovente gli appigli più semplici; non di rado ci si trova a brancolare nel buio più assoluto, avendo perduto i riferimenti della vicenda. Ma alla fine il libro conserva una sua unità, una sua struttura, direi una sua piacevolezza. Certo, i presupposti ideologici del romanzo sono vaghi e fumosi e non perfettamente riusciti: il romanzo fu inziato negli anni '30, quando lo scrittore si era pericolossisimamente avvicinato alle idee naziste (poi fortunatamente del tutto abiurate), quindi fu lasciato a decantare per un ventennio prima di essere ripreso in mano e concluso. La cosa migliore è insomma il semplice, lutulento fluire della narrazione (soprattutto nelle parti II e III). Da leggere, come detto, dopo "La scalinata", che se si ha fortuna è possibile reperire in qualche libreria antiquaria.

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(Vienna 1896-1966) scrittore austriaco. La sua opera segna l’epilogo di una grande tradizione narrativa, culminata in Musil e Broch. Insieme alla magistrale indagine della psicologia del profondo realizzata in L’occasione di uccidere (Ein Mord den jeder begeht, 1938), gli altri suoi grandi romanzi, La scalinata (Die Strudlhofstiege, 1951) e I demoni (Die Dämonen, 1956), sono da intendere, oltre che come evocazione della società viennese tra le due guerre, come il prodotto di un’arte umanissima e aristocratica insieme. Nei suoi vasti libri, condotti come al rallentatore, D. si è proposto di scrivere il «romanzo totale», che colga la molteplicità e l’ambiguità della vita, nonostante le strutture condizionanti del pensiero: si vedano Le finestre illuminate (Die eurleuchteten Fenster, 1951) e...

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