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Dettagli

1988
3 novembre 1988
664 p., ill.
9788877462466

Voce della critica


scheda di Giuffredi, M., L'Indice 1989, n. 8

La casa editrice Guanda ripropone il "Della Fisonomia dell'uomo" di Giovan Battista Della Porta ristampando l'edizione Longanesi (Cento libri) del 1971, ormai da tempo introvabile. Dal 1586, anno della prima edizione la "Fisonomia", conobbe un successo straordinario destinato a prolungarsi nel tempo. Fu infatti ristampata più di trenta volte nell'arco di settant'anni e, pur nelle vicende alterne della tradizione fisionomica successiva, rimase un punto di riferimento costante e insostituibile fino a Ottocento inoltrato.
La dimensione operativa del trattato, in un articolo che rielabora la relazione tenuta al Convegno Internazionale su Della Porta a Vico Equense nel settembre dell'86 ("Teatro pittura e fisiognomica nell'arte della memoria di Giovan Battista Della Porta ", in: "Intersezioni " n | 3, il Mulino, Bologna 1988, pp. 477-509). Lina Bolzoni propone di riconsiderare gli scritti di Della Porta dedicati all'arte della memoria (in particolare l''Ars reminiscendi'), che già Paolo Rossi e Francis Yates avevano collocato all'interno della trattatistica mnemotecnica, inserendoli in una prospettiva più ampia. Proprio la forte dimensione pratica, consentirebbe di comprendere come nell'opera di Della Porta l'arte della memoria faccia interagire l'esperienza di commediografo e di fisionomo con i precetti rivolti ai pittori. Vediamo così i 'mores', cioè quell'insieme di caratteristiche che fanno di un personaggio un tipo, vagare dai teatri della memoria alle immagini dipinte, dalle commedie alla "Fisonomia", sempre allo scopo di mettere in relazione interiorità ed esteriorità, mondo fisico e mondo intellettuale e morale dell'individuo. Nella "Fisonomia", per rendere questa relazione più efficace, Della Porta ricorre alle figure animali che per la loro maggiore semplicità, sovrapponendosi all'immagine dell'uomo contribuiscono a svelarne il carattere. L'intreccio di queste corrispondenze, corroborato da una minuziosa riappropriazione critica delle fonti, mira a ricomporre ciò che sembra frammentario e disperso, rendendolo utilizzabile. In questo modo la "Fisonomia" diventa anche deposito della memoria in grado di mettere in moto attraverso un rinvio costante tra il testo e l'immagine che lo illustra, una lunga catena di associazioni. La rassegna dei 'mores' così costituita persegue da una parte una finalità retorica, dall'altra sociale. Retorica quando si rivolge al poeta, al pittore, al letterato, in un gioco circolare tra 'inventio' e memoria. Sociale quando incontra il vasto pubblico che intende orientarsi concretamente nella vita quotidiana e identificare una persona sconosciuta, sapere quali uomini frequentare e quali compagnie evitare, e regolare meglio il proprio comportamento nella società. Soprattutto per questa ricca varietà di destinatari, che spiega anche il suo prolungato successo, il "Della Fisonomia" offre un singolare spaccato della cultura sia colta che popolare tra Cinque e Seicento. In quello che sembra essere un clima di rinnovato interesse per l'opera di Della Porta (di cui il convegno napoletano e il contributo della Bolzoni non sono certamente gli unici segnali), ci si chiede se la Guanda, ristampando a distanza di quasi vent'anni la versione Longanesi senza nessuna modifica o accrescimento, non abbia perduto un'occasione che come è prevedibile tarderà a ripresentarsi.

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