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Non male, segue l'altro di qualche anno fa e ne completa in qualche modo il discorso; una rivalutazione dell'importanza e dell'utilità delle "euristiche" per la soluzione dei problemi in situazioni di elevata incertezza (=la condizione naturale della vita sul pianeta), approccio forse un po' integralista ma certamente da preferire a chi produce raffazzonati libretti parlando di "trappole" della mente - come se milioni di anni di evoluzione del sistema nervoso centrale avessere lo scopo di incasinarci la vita... d'altra parte, quando si ha l'ansia di vendere... Per finire, interessante la "critica" agli esperimenti di Kahneman e Tversky.
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Molte persone sembrano attribuire un valore agli istinti. Invece gli scienziati, in genere, non li accettano, considerandoli irrazionali. Anche il diritto pretende e immagina scelte ponderate. Per Gerd Gigerenzer, psicologo tedesco del Max Plank Institute, le sensazioni viscerali sono una manifestazione di razionalità. L'evoluzione biologica e culturale avrebbe dotato gli esseri umani di una serie di euristiche, regole semplici e rapide da applicare, per interagire efficacemente con un mondo complesso e ricco di informazioni. La razionalità standard richiede di considerare tutti i dati possibili, valutandone il ruolo e la rilevanza. Al di fuori del mondo astratto della teoria, però, non è possibile, o addirittura conveniente, cercare di ragionare ponderando tutte le informazioni potenzialmente disponibili; sovente non c'è il tempo per farlo o manca la conoscenza adeguata. Il ruolo e il peso effettivo di ciascun dato può essere impossibile o comunque difficile da scoprire. Affidarsi a euristiche che utilizzano poche informazioni è quindi una scelta vantaggiosa: queste regole funzionano bene proprio perché si concentrano sui pochi dati che condensano il capitale informativo di una situazione e che hanno dimostrato la loro affidabilità.
Se non è possibile scegliere la strategia migliore per ogni situazione, è preferibile affidarsi ad azioni che funzionano mediamente bene. Dunque, come sostiene Marco Castellani (La razionalità limitata nelle scelte sociali, Carocci, 2009) la razionalità limitata non è la sorella povera della razionalità standard, ma è un comportamento intelligente. Le euristiche sono efficaci in quanto prodotto dell'esperienza (affidarsi all'istinto quando non si ha un sapere sedimentato, può essere, invece, dannoso); seguirle è dimostrazione di razionalità ecologica, ovvero della capacità di adattarsi a un ambiente. Le euristiche, però, sono il frutto del passato. In alcuni casi, perciò, portano a commettere errori; il passato non si riproduce sempre allo stesso modo. Il nostro sapere ha così una duplice valenza: ci permette di interagire generalmente bene con il mondo, ma determina anche errori sistematici (quelli che più possono apparire frutto di irrazionalità, in quanto sono ripetuti e prevedibili).
Decidere è faticoso. Per essere più efficaci e limitare lo sforzo, le euristiche diventano inconsce, in modo da essere attivate automaticamente, senza bisogno di pensare; questo però le rende inconsapevoli. Il carattere tacito è tuttavia un altro aspetto che finisce con il farle sembrare irrazionali: non siamo in grado di capire esattamente che cosa guida le nostre scelte. Possiamo spiare alcuni meccanismi solo quando capita qualche incidente o situazione buffa, oltre che osservando sperimentalmente le decisioni.
Questo libro aiuta a riflettere sulla vera natura della nostra razionalità, con le sue potenzialità e i suoi limiti. Alcuni degli esperimenti raccontati da Gigerenzer mostrano che per prevedere chi vincerà un torneo di tennis è bene affidarsi a una conoscenza generica: vincono quasi sempre i più famosi. Chi cerca di anticipare il risultato usando una più profonda esperienza, sbaglia più sovente. È così, perché, in fondo, il mondo è poco prevedibile. Chi pensa di prevedere con accuratezza rischia di sbagliarsi, perché sopravvaluta le proprie competenze. Riconoscere la razionalità degli istinti è così anche un modo per prendere atto della natura della nostra conoscenza e dei suoi limiti.
Marco Novarese
Come funziona l'intuizione? Com'è possibile che semplici "regole pratiche" permettano a un dilettante di guadagnare in borsa, al portiere della vostra squadra di afferrare un tiro spiovente, a un genitore di scegliere la scuola migliore per il figlio?Secondo Gigerenzer, la nostra abilità nel decidere è basata soprattutto su processi estranei alla logica, su strategie cognitivamente semplici, veloci ed economiche, che ci risparmiano calcoli complessi e che si sono avvantaggiate delle evolute capacità del nostro cervello. In molte circostanze, la nostra peculiare intelligenza consiste dunque nel "sapere senza pensare".
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