De Gratia et libero arbitrio-La grazia e il libero arbitrio. Testo latino a fronte

In questa piccola opera pastorale, Agostino non si preoccupa tanto di entrare in una polemica esclusivamente teologico-filosofica contro i pelagiani, anche se qualche spunto argomentativo è pur sempre presente, quanto piuttosto di convincere i cristiani che Grazia e Libero arbitrio non si contrappongono e si alimentano a vicenda ma basandosi soprattutto sulle rivelazioni della Scrittura sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento. A che scopo i tanti precetti biblici se l'uomo non dispone di un libero arbitrio? Sempre con lo stesso metodo, cioè sulla base della Scrittura, Agostino evidenza che la nostra volontà può essere efficace nelle buone opere soltanto in virtù della grazia. La grazia operante ci ha donati nel nostro libero arbitrio, ma se persevera nel Bene allora può essere efficace in virtù della grazia cooperante, che non annulla la nostra liberta ma la rende finalmente compiuta. Dio, dice Agostino, può rendere al male il male (si perni a Roboamo o al faraone) ma anche al male il bene (si pensi a Paolo) e al bene il bene, ma mai al bene il male. Tutto avviene secondo la misericordia e la giustizia del Signore nei suoi piani imperscrutabili, ma quel che importa è di essere raccolti nella preghiera per ottenere sempre più sapienza e carità, per la salvezza nostra e degli altri. Dio non vuole il male se non in chi lo è già grazie al suo libero arbitrio.. Insomma, a forza di essere contro Pelagio, Agostino è consapevole di rischiare molto, e cerca di difendere la libertà nella Grazia in un modo certo cattolico ma in alcuni momenti estremi anche pre-luterano. Piacevole lettura che per i credenti va sempre ripresa e approfondita nella preghiera, su suggerimento dello stesso Autore.