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parte II - circa il vantaggio o l'orgoglio di aver avuto il privilegio di un Dante ospite, ossequioso o dalla "propria parte", piuttosto che nemico, avversario, o giudice aneddoticamente inesorabile delle "bassezze" umane. [...]. Le scarne ed essenziali citazioni di Mario Cerilli al corpo del testo, contrassegnate da un ordine alfabetico per pagina, qualora necessario, si completano con la sua Bibliografia a fine volume. Le note del curatore sono espresse in ordine numerico a fine testo, sotto specifico titolo» (p. 46). Da una visione d'insieme non si può afre a meno di ritenere davvero originale l'opera di Mario Cerilli che "affronta il suo lavoro con un metodo poligenere che implica una formazione socio-etno-antropologica e pedagogico-musico-letteraria, da lui senz'altro posseduta, dati gli inconfutabili interessi culturali e le doti naturali ad essa atta e all'obiettivo della sua poetica" (ibidem). Quello che Dante Cerilli raccomanda nella sua Avvertenza, avendolo anche riscontrato dall'intera e piacevole lettura di tutto il libro che si compone di due parti - un saggio iniziale (che è una Danteide del curatore) e l'opera in sé di Mario Cerilli -, a proposito dell'Autore, a nostro modesto parere si adatta benissimo anche a commento e riscatto dell'esegesi metodologica del curatore, ovvero, riguardo a questo libro: «Il critico non additi il giornalista, quanto più il giornalista non additi lo storico, o il dantista non additi il giornalista, lo storico, e l'antropologo o che questi additi e spergiuri tutti gli altri messi insieme: insomma le "anime" che hanno dato luogo a questo "Dante" non possono essere avulse dal loro contesto e dalla loro funzionalità!», dosati e proporzionati - aggiungiamo noi - in un equilibrio che una sola delle accezioni critico-interpretative non può compenetrare. Fabrizio Cassaro
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