Dancing Paradiso

In questo breve romanzo in versi di Stefano Benni vengono narrate e presentate le storie di sei diversi personaggi, accomunati tutti però da un senso acuto di solitudine e, più in generale, da un senso di mancata appartenenza alla vita. Ce li presenta nella loro interezza "Angelo angelica", un angelo custode imperfetto, creatura che ha scelto gli uomini in quanto affatto simile a loro. Né ribelle né santo, quest'angelo si sente lui stesso solo ed emarginato. I sei personaggi, che "Angelo angelica" cerca di radunare tutti nello stesso locale, il Dancing Paradiso appunto, un luogo a metà tra reale e immaginario, ci vengono introdotti uno alla volta. Ed ecco che facciamo la conoscenza di Stan, il pianista triste, che deve in ogni caso celare la suddetta tristezza, in quanto i musicisti devono intrattenere, facendo divertire. Ecco ancora Bill il Bello, una volta sex symbol e batterista, adesso immobilizzato in un letto d’ospedale in attesa della morte. Una morte che invece desidera e ricerca Lady, poetessa beona con l'ossessione del suicidio. Elvis, invece, è un hacker, segregatosi in casa da anni, avendo scelto lui stesso di isolarsi prima che potessero escluderlo gli altri. Chiuso in casa, ha in programma una strage di massa. Assassino? Mitomane? Poi c'è Amina, giovane profuga fuggita dalla sua terra, senza famiglia, avendo nel corso della fuga perso la madre, che adesso lavora in un bar bazzicato da depravati vecchiardi, senza prospettiva alcuna. Si accontenta soltanto di bere ciò che resta nei bicchieri, con la possibilità sempre di sparire di nuovo, passando da un inferno all'altro, come fatto continuamente, nell'potesi in cui le cose si dovessero mettere male. Che dire?... Stefano Benni è autore che non delude quasi mai. Anche questa volta ci elargisce un viaggio all'interno dell’uomo, nella solitudine sua, in tutte le paure e i desideri che animano ogni essere umano, sempre con il suo stile personalissimo e capace di rinnovarsi di continuo... Da recuperare!

All’inizio ero diffidente, i racconti di Stefano Benni che ho amato tanto, quelli de Il bar sotto il mare, sono irraggiungibili, e i racconti contenuti in questo libro mi parevano deludenti. Non manca la fantasia scoppiettante dello scrittore, ma è presente solo a fasi alterne, manca la capacità di sbalordire il lettore di fronte alle sue fantasmagoriche invenzioni, non è il Benni di Elianto o de La compagnia dei celestini, due tra i suoi libri che ho preferito. Tuttavia ci sono alcuni racconti belli, chi per un aspetto chi per un altro: “Una rosa rossa” mi è piaciuto molto, una storia commovente di un grande amore, che di colpo assume toni cinici; “Orlando furioso d’amore”, una parodia sarcastica dell’Orlando furioso ai giorni nostri; “Una soluzione civile” è un racconto che mi ha ricordato Baol, in cui la fantasia di Benni è così scatenata da corrispondere alla realtà. Il racconto più bello è stato “lo spirito del camino”, in cui ho trovato un Benni triste, con un tocco di nostalgia di quel che eravamo, a riflettere sull’incontentabilità della natura umana. Da lettrice affezionata non posso non dargli 4 stelle.

Stefano Benni torna a raccontare una storia utilizzando la poesia i cui protagonisti sono Stan, pianista, che vuole fare un concerto dedicato al suo amico Bill, che sta morendo. Poi c'è Elvis, un hikikomori che vive chiuso in casa, Amina, giovane profuga che ha perso la madre al confine, e la poetessa Lady che pensa al suicidio. Ricco di spunti di riflessione viste le varie tematiche trattate con i diversi personaggi (la malattia, la fuga dei profughi, la solitudine e l'alienazione), lo consiglio a tutti coloro che amano lo stile di Stefano Benni