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Il cristianesimo da culto proibito a religione dell'impero romano. La nascita del potere della Chiesa nel IV secolo d. C. - Antonio Cardinale,Alessandro Verdelli - copertina
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2010
456 p., Brossura
9788854834323

Valutazioni e recensioni

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Luigi Quattrini
Recensioni: 5/5

Affrontare la lettura di questo saggio richiede, in primo luogo, che sia condiviso l'interesse per i temi trattati e per una serie di domande che i due autori si sono posti e alle quali hanno dato risposta in modo chiaro e documentato, nei limiti delle conoscenze attuali degli eventi storici consentiti.L'editto di Costantino del 313 e' sicuramente l'evento che segno' l'inizio di un processo di definizione di nuovi equilibri tra stato e chiesa, che e' il tema attorno al quale si articolano i diversi aspetti dell'indagine degli autori.I rapporti tra potere e autorita', tra legge e religione di stato, tra cristiani e societa', tra costumi ed etica, tra fede, eresie e ortodossia,tra religione e cultura, tra stato e chiesa, e i contrasti tra cristiani, pagani e giudei, sono ancora oggi oggetto d'interesse e possono dar luogo a diverse interpretazioni.Indipendentemente dalle proprie convinzioni religiose, la lettura del libro invita a ripercorrere una serie di trsformazioni storico-sociali che hanno avuto luogo tra il I e il IV sc. d.C., e a esaminare posizioni culturali e credenze di diversa natura.Queste spesso furono la causa di conflitti religiosi e di persecuzioni, dettati dalla pretesa di far prevalere le istanze di egemonia politica e culturale.La tradizione classica greco-romana, l'ebraismo e il cristianesimo, erano alla base delle convinzioni etiche e dei comportamentidi diversi settori della societa'dell'impero,ma,nonostante le differenze e gli scontri dialettici, esistevano elementi comuni e di continuita'.Tuttavia la trasformazione dello stato da pagano a cristiano ha avuto elementi di novita' che hanno influenzato la storia e la cultura occidentale per i secoli futuri, particolarmente per quanto riguarda la definizione degli equilibri tra stato e chiesa. Appagato dalle esaurienti argomentazioni utilizzate dagli autori,ho apprezzato il loro lavoro, non condizionato da preconcetti ideologici e religiosi.

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Giuseppe Gallelli
Recensioni: 5/5

Ho letto il libro mosso dalla stessa curiosità che ha spinto gli autori a chiedersi come ha potuto avvenire in poche decine di anni la fenomenale trasformazione dell’impero romano da pagano a cristiano e in che modo questa transizione ha modificato le abitudini, i costumi e i fondamenti etici della società. Mi ha colpito soprattutto l’obiettività e l’impegno degli scrittori nel rendere più chiara l’influenza che ha avuto la nuova religione sulle condizioni di vita delle categorie più svantaggiate come quelle delle donne, degli schiavi e dei poveri. Man mano che i temi si susseguivano, il libro mi ha portato a mettere in discussione le mie convinzioni su argomenti come il rapporto tra tolleranza e intolleranza religiosa, tra eresie ed ortodossia e la natura e le cause delle persecuzioni. Per quanto non si tratti proprio di un testo divulgativo, la lettura è piacevole, inoltre il libro ha il vantaggio di poter essere letto anche per singoli temi d’interesse.

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La recensione di IBS

All’inizio era solo una setta giudaica come le altre, quella che seguiva il profeta durante le sue peregrinazioni nei villaggi della Galilea, un territorio dell’impero romano non certo tra i più importanti, ai tempi di Tiberio. Per i discepoli, Gesù era il Figlio di Dio fatto uomo, ma per tutti gli altri ebrei era un personaggio scomodo che diventava sempre più pericoloso nella misura in cui utilizzava il suo carisma per conquistare le folle. Molti ritenevano che la sua predicazione mettesse in discussione i delicati equilibri consolidati di una società in bilico tra la coscienza della propria unicità, dettata anche dalla pretesa di un rapporto privilegiato con Dio, e la triste necessità di sottostare al potere di Roma, relativamente tollerante in fatto di religione, ma comunque dispotico. Nel 313 d.c., quando fu emanato l’editto di Costantino, i cristiani costituivano non più del 10% della popolazione dell’impero romano. Alla fine del IV secolo, mentre la Chiesa acquisiva autorità e potere grazie all’appoggio degli imperatori, i cristiani erano la grande maggioranza ed occupavano posizioni di rilievo in ambito amministrativo, politico e militare. Come riuscì un gruppo, per quanto coeso e battagliero, a raggiungere in meno di settant’anni una posizione di egemonia e poi di assoluto predominio? Perché i cristiani, dimenticando le persecuzioni subite, cominciarono a perseguitare eretici, ebrei e pagani? Cosa indusse Costantino a scommettere sulla minoranza cristiana? In che cosa l’impero ormai cristiano fu realmente diverso da quello pagano? Senza la pretesa di percorrere sentieri inesplorati, viene analizzata l’evoluzione dei rapporti tra chiesa e impero romano nel IV secolo, attraverso l’esame della legislazione, delle dinamiche sociali, dei costumi, delle liturgie, dell’ideologia e della cultura del tempo. Al lettore la valutazione di quanto ancora oggi tali equilibri continuino a pesare nei rapporti tra Chiesa e Stato.

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