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Cracking - Gianfranco Bettin - copertina
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Cracking

Descrizione


Un uomo in rivolta nella fabbrica dei veleni e degli inganni.

Un gran bel cracking, ci vorrebbe. Scomporre tutto, pensa, ricondurre le cose a se stesse, più leggere, liberandone i nuclei, materia vivente e inanimata, gli elementi selvaggi di cui siamo fatti.

Celeste Vanni ha lavorato per una vita, quasi una vita, al Petrolchimico di Porto Marghera, e lì nello spettacolare scenario di una delle più grandi industrie del mondo, produttrice di ricchezza e di morte, tra rovine spettrali e reparti in metamorfosi, tra i quali il "cracking" in cui si spaccano le molecole, solo e isolato Celeste continua a vivere, a contare i morti, a raccontare storie di lotta e malavita, e a lasciarsi visitare da infiammati pensieri di giustizia. Gli è accanto, quasi figura di nebbia, la moglie Rosi, che, attraverso il filtro del tempo, gli appare indomita e dolcissima, a rammentare, senza nostalgia, quando esisteva una forte classe operaia, esistevano parole d'ordine fiere e condivise, ed esisteva anche il monte Civetta a promettere il conforto di fughe in altezza. E anche ora, mentre la fabbrica giace, "smoke on the water", davanti alla laguna, Celeste pensa a un gesto che ha a che fare con l'altezza. Lui e la ciminiera incisa come un allarme nel cielo della notte: si arma di zaino, di corde, e sale, sale, sale, fin dove si può vedere in lontananza la cima pallida e rocciosa. Che cosa ha in mente? Che cosa ha da opporre al silenzio, alla rassegnazione, al vuoto? Cosa può fare un uomo solo? Mentre l'alba si avvicina, lungo la parabola della notte, torna la vita vissuta, tornano le promesse fatte, e, tornito nel buio, prende forma un gesto di rivolta, perché là sotto, da Venezia all'Europa, nella distesa del tempo bisogna decidere: se la Storia è davvero finita o è appena cominciata.
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Dettagli

2019
14 maggio 2019
187 p., Brossura
9788804712374

Voce della critica

Celeste Vanni è un ex dipendente del petrolchimico di Porto Marghera, ora in pensione. Ha 63 anni, è alto un metro e ottanta per 82 chili di peso. È uno che “non soffre di vertigini. È salito molte volte ben più in alto, su pareti a strapiombo, sulle quali è anche rimasto a dormire, chiuso in un sacco a pelo, appeso alla roccia nel vuoto”.

Accanto a lui troviamo altri personaggi, alcuni appena abbozzati ma che hanno un peso importante nella narrazione. Nell’appartamento accanto al suo abitano Nico e Debora la madre, che lo aveva avuto a neanche sedici anni. Il padre, appena più grande, era sparito subito dopo il parto. […]. Nico, snello, statura media, i capelli lunghi fino alle spalle, neri come quelli della madre, che li teneva invece molto corti, e con gli stessi suoi lineamenti fini e occhi scuri, si era da poco laureato in Storia, a ventitré anni.

Mario, delegato municipale alla casa e al sociale, Bobo il barista, Max, amico di avventure passate non troppo legali, anzi, che viaggia in Ferrari, il commissario Marco Funes che era “coetaneo di Celeste e Max ed era cresciuto negli stessi posti. In realtà era nato in un paesino di montagna ed era arrivato a Marghera a cinque anni, con tutta la famiglia, quando il padre era stato assunto alla centrale elettrica. Aveva solo sfiorato le bande giovanili del quartiere, anche se non era uno che si tirava indietro quando c’era da menare le mani. Ma non era entrato nella banda in cui, neanche quindicenni, Celeste e Max avevano cominciato a farsi strada. Si era arruolato in polizia”. Ci sono Dora, la fidanzata di Nico e altri ancora, come gli operai e le persone morte a causa del Petrolchimico. Tra questi, presenza che aleggia costante nel romanzo e nella vita di Celeste, c’è Rosi, la moglie, la “cosa più bella” che gli sia capitata e che gli è stata strappata via troppo presto.

I luoghi dove si muovono Celeste e gli altri sono quelli di Porto Marghera, sede del Petrolchimico, che ha animato le cronache dagli anni ’60 ai ‘90, a partire dalla sua costruzione considerata come un vero crimine autorizzato.

Nico aveva trovato un atto ufficiale, il Piano regolatore generale del Comune di Venezia del 1962. All’articolo 15 delle “Norme di attuazione”, al terzo comma, c’era scritto: “Nella zona industriale troveranno posto prevalentemente quegli impianti che diffondono nell’aria fumo, polvere o esalazioni dannose alla vita umana, che scaricano nell’acqua sostanze velenose, che producono vibrazioni e rumori”. “Esalazioni dannose alla vita umana… sostanze velenose… vibrazioni e rumori…”: qui, dove già viveva un popolo”.

Che cos’è il cracking che dà il titolo al romanzo? È il cuore del petrolchimico “in una parte contiene un vero inferno, un forno che brucia a più di mille gradi. Vi si immette la virgin-nafta, dai serbatoi là dietro, vicini alla banchina dove arriva con le navi. Dentro, nell’impianto, il reattore la spacca con il calore. Rompe le molecole. Le scompone in etilene, propilene, benzene… Poi, di colpo, viene raffreddata con l’acqua gelida, lì a fianco, per separarne e fissarne gli elementi.

Ma non è solo questo.

Le parole di Bettin ci trasportano con una narrazione fluida, lungo diversi tempi di passato che si alternano senza soluzione di continuità, rompendo le regole dell’ordine cronologico. L’abilità dello scrittore veneziano, originario proprio di Porto Marghera, è quella di aver lavorato su queste intersezioni temporali senza creare inceppamenti, dando al lettore la possibilità di riprendere fiato e poi proseguire, affascinato, catturato, anche arrabbiato perché si tratta sì di finzione ma innestata su una (purtroppo) solida realtà di fatti che fanno parte della nostra Storia, del nostro passato.

E il cracking assume sfumature differenti, è una scissione chimica, molecolare ma anche comportamentale. Rappresentazione fisica di una o più mutazioni, soprattutto dell’essere e della vita di Celeste. Ma non solo della sua.

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Conosci l'autore

Gianfranco Bettin

1955, Marghera

(Marghera, Venezia, 1955) scrittore e saggista italiano. Ha insegnato e lavorato a lungo nel campo della ricerca sociale. Collabora a diversi quotidiani e riviste, tra cui il manifesto, i giornali locali del gruppo Repubblica-Espresso, il mensile Lo Straniero, Micromega. Ha esordito nel 1989 con Qualcosa che brucia, romanzo autobiografico ambientato nel degrado di Marghera. Si è specializzato nel romanzo-reportage (Eredi: da Pietro Maso a Erika e Omar, 1992; Sarajevo Maybe, 1994; Petrolkimiko, 1998; La strage. Piazza Fontana, verità e memoria, 1999, con M. Dianese) in cui l’attualità diventa materia della narrazione. In Nemmeno il destino (Feltrinelli 1997), Nebulosa del Boomerang (Feltrinelli 2004) e Le avventure di Numero Primo (Einaudi 2017), pur...

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