La costa degli schiavi

Un libro di uomini, di luoghi, di sentimenti umani e, anche, di storia. 10/10

A parte la solita scomodissima rilegatura Iperborea, il libro è davvero interessante. Permette di rivivere la storia coloniale di un piccolo paese come la Danimarca che ha vissuto gli stessi alti e bassi di nazioni ben più importanti da questo punto di vista (come Inghilterra, Francia, Spagna e Portogallo), ma su un territorio molto più piccolo e con le stesse tare che porteranno al fallimento degli altri progetti coloniali. Il libro narra storie semplici o molto complesse di personaggi i cui nomi ai più non diranno nulla, ma che nel loro insieme tratteggiano la storia di un'epoca, in un paese dell'Africa nera. Molto interessante anche l'alternanza tra il racconto storico e l'osservazione cronistica di quanto è rimasto del periodo coloniale nel Ghana attuale, arricchito anche da simpatici schizzi a china che la rendono ancora più vivace.

Un libro bellissimo, un "page turner" direbbero gli inglesi: racconta le vicende umane e drammatiche nascoste dietro le scarne e frettolose parole "la tratta danese degli schiavi". La penna abile e accorata del "cronista-romanziere" lega insieme ricostruzioni accurate e basate su documenti storici anche inediti, con le storie vere o verosimili dei grandi e piccoli personaggi, essi stessi contemporaneamente veri e verosimili, e tutti grosso modo dimenticati dalla storia ufficiale. Sotto l'avido occhio del lettore si forma un racconto avvincente, che muove con l'autore dalle - e con lui si muove sulle - tracce lasciate - o non lasciate - da quei fatti sui luoghi dove sono avvenuti. Bellissimo, davvero.