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La coscienza ebraica - Vladimir Jankélévitch - copertina
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Dettagli

2
1995
1 aprile 1995
120 p.
9788885943254

Voce della critica


(scheda pubblicata per l'edizione del 1986)
scheda di Bisio, F., L'Indice 1986, n. 8

Vladimir Jankélévitch, filosofo ebreo nato in Francia, compose i sei testi che compaiono in questa raccolta negli anni che vanno dal 1957 al 1973. Li unisce, come filo conduttore, la riflessione sul tema dell'alterità e della contraddizione, quale chiave privilegiata per comprendere l'essenza dell'ebraismo nelle sue vicende storiche e nella sua realtà odierna: la coscienza ebraica appare come un costante monito ad ogni sistema politico od ideologico che voglia porsi come compiuto e definitivo: l'ebreo è altrove. Tuttavia, la nascita dello Stato di Israele sembra aver notevolmente limitato la pretesa di indefinibilità e di diversità degli ebrei. A questo proposito, Jankélévitch non nasconde il rischio della totale secolarizzazione dell'esigenza ebraica, e perciò sprona il suo popolo a mantenere sempre viva una carica ideale e religiosa che non si lasci irretire dal desiderio di essere uno stato come gli altri.

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Conosci l'autore

Vladimir Jankélévitch

1903, Bourges

Filosofo ebreo di origine russa naturalizzato francese, ha insegnato alla Sorbona dal 1951 al 1977. La sua opera, tra le piú originali del Novecento, si situa all'incrocio dei linguaggi dell'etica, della musica e dell'antropologia. Fra le principali traduzioni italiane dei suoi lavori, "La musica e l'ineffabile" (1983; 1998), "L'ironia" (1987), "Il Non-so-che e il Quasi-niente" (1987 e 2011), "La morte" (2009), le interviste raccolte da Béatrice Berlowitz in "Da qualche parte nell'incompiuto" (2012) e "Il puro e l'impuro" (2014).Le sue lezioni alla Sorbona conobbero notevole successo, grazie anche al suo carisma. I suoi scritti riprendono sovente lo stile espresso nel corso di queste lezioni; uno stile ricco di divagazioni, di deviazioni poetiche e di sovvertimenti di prospettive...

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