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Descrizione


Una testimonianza epistolare di due vite intimamente legate che costituisce un documento prezioso su quarant’anni di vita intellettuale europea e sudamericana.

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Dettagli

2003
13 giugno 2003
707 p.
9788838917554

Voce della critica

Dispersa tra una quindicina di editori italiani diversi, l'opera di Roger Caillois è penetrata nel nostro paese, per così dire, a pioggia, soprattutto dagli anni ottanta a oggi (anche se i "Coralli" einaudiani presentarono molto tempestivamente, nel 1963, Ponzio Pilato, la sua unica incursione sul terreno della narrativa). Un po' disordinatamente, sono diventati accessibili nella nostra lingua tutti i versanti della sua vasta produzione: dagli studi giovanili sul sacro e sul mito alla riflessione sul romanzo e sulla letteratura fantastica; dall'excursus quasi enciclopedico sui giochi alla pluridecennale meditazione sulle ricorrenze e le analogie del mondo naturale, che strutturano per lui, senza soluzione di continuità, anche l'immaginario umano. Nella varietà dei temi, lo stile cristallino resta identico (appena più vibrante nelle pagine giovanili), e identica resta una sorta di suprema e algida riservatezza, che rimuove ogni traccia di soggettività e la censura spietatamente.

Caillois è in effetti uno degli scrittori più alieni da ogni confidenza intima e da ogni effusione sentimentale; non si decise mai a pubblicare la sua prima opera, La Nécessité d'Esprit, troppo introspettiva, e soltanto nell'ultima, Il fiume Alfeo, adottò la forma autobiografica, restando però rigorosamente sul terreno della propria formazione intellettuale. Si intuisce, nella sua passione crescente per i minerali, oggetto prediletto di studio dei suoi ultimi anni, un'aspirazione a farsi lui stesso pietra, a dissolversi nelle misteriose simmetrie e dissimetrie dell'inorganico. Riportare in vita - attraverso lettere, testimonianze e testi inediti - la fisionomia vivente e particolare dell'uomo Caillois tende certo a vanificare questo disegno, ascetico e un po' nichilista, di autopietrificazione; ci restituisce però la complessità di un contesto storico di grande interesse e ci offre gli elementi per ricostruire la parabola di un individuo che non è sempre rimasto eguale a se stesso. Non si può dunque che esser grati a Odile Felgine, che a Caillois ha consacrato un'importante biografia (Roger Caillois, Stock, 1994) e che è la curatrice della corrispondenza tra Caillois e Victoria Ocampo, ottimamente tradotta in italiano da Edda Melon.

L'incontro tra Victoria Ocampo e Roger Caillois avviene a Parigi, agli inizi del 1939. Victoria, quarantottenne, bellissima, discende da una delle più illustri famiglie dell'aristocrazia argentina e ha fondato nel 1931 la rivista "Sur", sorta di omologo argentino della "Nouvelle Revue Fran&çaise"; Caillois, ventiquattrenne, normalien, di origini piccolo borghesi, ha abbandonato da qualche tempo il gruppo surrealista ed è, con Bataille e Leiris, tra gli animatori del Collège de sociologie, che con gli strumenti della più recente etnologia approfondisce lo studio del sacro e si propone di farlo risorgere nel cuore delle società moderne. È probabile che una certa tonalità "eroica", alla Montherlant, degli scritti di Caillois di questo periodo abbia esercitato un forte fascino su Victoria, ammiratrice entusiasta del colonnello Lawrence; tra i due nasce un rapporto tormentato sin dagli inizi, in cui è evidente una sorta di squilibrio originario tra la "radiosa imprudenza" (l'espressione è di Victoria) della donna, debordante e appassionata, e la cautela piena di riservatezza del giovane studioso. Tre anni più tardi, quando il loro legame si sarà trasformato in una solida amicizia, Caillois ne sintetizzerà con grande efficacia l'impossibilità di fondo, scrivendo a Victoria: "Tu guardi troppo la grandezza assoluta dei sentimenti, vorresti un fiume su un terreno arido dove un filo d'acqua è già un miracolo. Non puoi aspettarti da me più di un filo d'acqua. (...) Siamo assolutamente diversi, io sono senza calore, senza imprudenza, senza splendore, senza avidità, senza la generosità e l'ingiustizia della natura". Tuttavia, nel 1939 la radicale opposizione dei caratteri dei due amanti sembra rafforzare il loro legame più che minarlo: recatosi in Argentina al seguito di Victoria per un ciclo di conferenze, Caillois è costretto, dallo scoppio della guerra, a restarvi indefinitamente, e per una ventina di mesi vive con l'amata, trascurando d'informarla di aver lasciato in Francia una fidanzata, Yvette, in attesa di un bimbo. Quando la situazione si chiarirà, Victoria, con notevole grandezza d'animo, accoglierà in Argentina Yvette, assicurerà una casa alla giovane coppia e trasformerà la sua passione nella più leale e duratura delle amicizie. Alla fine della guerra Caillois tornerà in Francia, ma gli anni argentini e gli assidui scambi con Victoria lo avranno segnato per sempre: non cesserà mai di celebrare lo splendore degli "spazi americani", ne coltiverà la nostalgia, e dedicherà gran parte della sua energia a far conoscere in Europa gli scrittori latinoamericani, primo fra tutti Borges, da lui anche tradotto.

In questa corrispondenza che si estende sull'arco di quasi quarant'anni, ogni lettore potrà privilegiare aspetti diversi: dalle confidenze di Caillois sulle proprie opere alle pagine in cui Victoria mostra la sua vena di memorialista, rievocando Drieu La Rochelle e la Parigi d'anteguerra; dalle frecciate contro Sartre e Aragon agli echi della vita intellettuale di due continenti. Nessuno però, credo, resterà insensibile davanti alle bellissime immagini di cui a turno i due corrispondenti cercano di fissare la forma sfuggente in pagine memorabili: il transatlantico Normandie coricato sul fianco come un immenso cadavere nel porto di New York, raccontato da Victoria, la Patagonia e la Martinica descritte da Roger, e ancora, sempre nelle parole di Roger, lo spettacolo in Messico di un vulcano di recentissima formazione: "E improvvisamente il silenzio, un nuovo tuono e dei blocchi ardenti sono proiettati nell'aria, poi scendono giù dai pendii del vulcano, rossi nella notte scura, con una lentezza straordinaria (oppure sembra lento): si direbbe che siano incollati ai pendii e che rotolino a fatica, impercettibilmente. Sono come sospesi, poi si spengono".

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Conosci l'autore

Roger Caillois

1913, Reims

Scrittore francese. Studiò all'École normale supérieure negli anni Trenta, fu allievo di Marcel Mauss e di Géorges Dumézil. Si laureò con una tesi intitolata Les démons de midi (edita postuma in Italia nel 1988). Assieme a Bataille, col quale condivideva l'entusiasmo per il surrealismo, animò il Collège de sociologie. Andò in Argentina, dove avrebbe collaborato alla rivista Sur, promuovendo nel contempo la rivista Lettres Françaises. Tornato a Parigi nel 1945, lavorò presso l'UNESCO e creò la collana latino-americana La Croix du Sud e, dal 1952, la rivista Diogène, incentrata sulla nozione di "scienze diagonali", sulla quale avrebbe poi edificato la maggior parte della la sua opera. Razionalista,...

Victoria Ocampo

1890, Buenos Aires

Scrittrice e intellettuale, è una delle grandi figure della vita letteraria del XX secolo. Fondatrice della rivista Sur e della casa editrice omonima, vi ha pubblicato i più grandi scrittori novecenteschi ed è stata amica e complice di molti di essi: Ortega y Gasset, Borges, Roger Caillois, Virginia Woolf, André Malraux. È stata la prima donna a entrare nell’Accademia argentina delle Lettere nel 1977. Tra le sue pubblicazioni: 338171 T.E. (LAWRENCE D’ARABIA) (Settecolori, 2021).

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