Corrigan

Le 3 donne qui descritte da Blackwood sono tutte perdenti. L’anziana Devina Blunt è chiusa nella prigione del suo dolore per la morte di suo marito ed esce ogni giorno solo per visitare la sua tomba. La figlia Nadine ha un pessimo rapporto con la madre ed è schiava del marito-padrone e dei figli ribelli. Sabrina, splendida fotomodella amica di Nadine, ha incontri amorosi totalmente sballati e sgangherati. All’improvviso, sul palcoscenico, irrompe Corrigan, irlandese storpio su sedia a rotelle, che batte il Wiltshire per raccogliere fondi per la casa di cura-ospedale St. Crispins, di cui è stato ospite per 3 anni di riabilitazione. Scocca una scintilla tra Corrigan e Devina, il bozzolo che la imprigiona si crepa e il bruco si trasforma in farfalla, che prende a svolazzare per la contea in compra-vendite sfrenate per aumentare i fondi a disposizione e trasformare il misero ostello St. Crispins in una reggia in cui gli storpi possano godere di una vita decente. Anche Sabrina è trasformata dall’incontro con Corrigan al punto che abbandona la sua frivola vita d’indossatrice, veste abiti dimessi e s’iscrive all’università. L’unica refrattaria è Nadine, che resiste alla sirena di Corrigan fino all’ultimo e comunque non riesce a riallacciare un buon rapporto con la madre Devina. Chi è in realtà Corrigan? Ha una dialettica formidabile, è un grande affabulatore, un incantatore, un vulcano in esplosione che erutta lava e lapilli e cenere che avviluppano Devina e la riducono in suo potere. Sembra una maschera della commedia dell’arte, un Fregoli mago del trasformismo, un mago incantatore alla Totò quando cerca di vendere la Fontana di Trevi a un ignaro turista USA. Angelo o demone? Un Mefistofele nelle cui grinfie cade il Dr. Faust? Lo scoprirete avvicinandovi ai capitoli finali. Blackwood costruisce una trama brillante e raffinata, una ragnatela che intrappola il lettore fino alle ultime righe. Un racconto che si trasforma in champagne perlinato da centellinare sip by sip.