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Il corridoio bizantino e la via Amerina in Umbria nell'alto Medioevo
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1999
1 gennaio 1999
2 voll., 401 p., ill.
9788879884907

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Davide Dal Bosco
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Per “Corridoio Bizantino” si intende quella esigua fascia di terra, stretta fra i domini longobardi del Ducato di Spoleto a oriente e del Ducato della Tuscia a occidente, che consentì per quasi due secoli (dalla fine del VI secolo –invasione dei Longobardi- al 774 –sconfitta dei Longobardi da parte dei Franchi-) il collegamento tra il Ducato Romano, controllato di fatto dal papa, l’ Esarcato di Ravenna (capitale dei territori bizantini in Italia) e la Pentapoli (Rimini, Pesaro, Ancona, Senigallia, Fano) in mano ai Bizantini. La via Amerina si staccava dalla Cassia poco dopo l’ uscita da Roma in località Valle del Baccano, toccava le città falische di Nepi, Falerii Novi, Castellum Amerinum (Orte), per poi entrare nel territorio umbro, collegando Amelia (da cui prendeva il nome), Todi, Bettona, Perugia, per terminare a Chiusi dove si ricongiungeva alla Cassia. Della fitta rete creata dai Romani la via Amerina non era certo fra le principali strade; aveva infatti una funzione sussidiaria soffocata dalle due arterie limitrofe ben più importanti: la Flaminia ad est e la Cassia ad ovest. Con il crollo dell’impero romano d’ occidente e con le invasioni barbariche, la via Amerina assunse un ruolo sempre più importante, divenendo l’ arteria di comunicazione principale tra Roma e Perugia e, da qui, in direzione nord-est con Ravenna, congiungendosi alla via Flaminia in località Luceoli, nei pressi dell’attuale città di Cantiano. Il tratto meglio conservato di questa strada si ammira nella zona di Civita Castellana. Il tratto fra Amelia e Todi fu sempre molto scomodo e poco frequentato se non nel periodo del Corridoio Bizantino. Incerto è lo stesso tracciato, anche se la presenza di numerose torri e di alcuni ponti di epoca altomedioevale sono la prova più tangibile dell’esistenza di una vecchia strada, in quanto costituivano un punto di passaggio obbligato.

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