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Il corpo di Cesare. Percorsi di una catastrofe nella tragedia del Settecento
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1989
1 agosto 1989
268 p.
9788870001402

Voce della critica


scheda di Triverio, P., L'Indice 1989, n. 9

Il saggio prende le mosse da un interrogativo che da Conti, attraverso Voltaire e sino ad Alfieri, coinvolse i tragediografi settecenteschi: come risolvere scenicamente la rappresentazione della morte violenta? Diverse erano le soluzioni per la "dolce morte", come l'autrice discute in un appassionante itinerario a ritroso sino ai primi modelli della tragedia cinquecentesca. La vicenda del corpo insanguinato di Cesare, ora rimosso allo sguardo, ora esibito solo dopo la morte allo spettatore, esemplifica la censura da cui, nel timore del coinvolgimento emotivo del pubblico, i tragici italiani e francesi non potevano prescindere. L'assoluta libertà shakespeariana, che non pone limiti alla drammatizzazione diretta della congiura, affascina e, al tempo stesso, inibisce Voltaire che non si limita a tradurre il "Julius Caesar", ma a sua volta, lo vuole adeguare con la "Mort de César", al gusto francese. L'Alfonzetti mette in evidenza come sussistano due livelli tra testo e sua resa scenica: lo stesso Voltaire muta i parametri della rappresentabilità della morte di Cesare nella tragedia destinata alla lettura rispetto a quella finalizzata alla scena. Al lettore si concede la visualizzazione interiore della violenza, allo spettatore si nega la rappresentazione diretta, e quindi collettiva, della violenza.

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Conosci l'autore

insegna Letteratura italiana all’Università “Sapienza”. Studiosa di frontiera fra il teatro, la storia e la letteratura, ha pubblicato vari volumi: Il trionfo dello specchio su Pirandello; Teatro e tremuoto sul ‘giacobino’ F. S. Salfi; Congiure sull’intreccio fra politica e tragedia nel Settecento. Dal sistema dei divieti messi a fuoco nel Corpo di Cesare (1989) è derivata la proposta teorica di Drammaturgia della fine. Da Eschilo a Pasolini (2008).

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