Coriolano. Testo inglese a fronte

L'unico mistero del potere coincide con la sua verità nativa, che è lì ben nascosta nella stoffa con cui esso tenta di celare i propri difetti: coprire cioè, sotto la sua ruvida granitica lastra, l'eterna fragilità umana. E' la nuda mano che si consegna allo sguardo senza più il guanto a farle da astuccio, i segni di una malaria fatale che dietro lo sfarzo e lo scintillio della forza si fanno destino ormai inaffrontabile. Ma è ugualmente per questo - legge favolosa e tragica - che esistono gli uomini superiori, un verbo che tenta di sfidare da solo il guasto rancido di ambizioni e doppiezze e che davanti alle scelte che gli presenta la vita, davanti alle trappole e agli scossoni che pian piano respira, comprende che fra una violenta vendetta a saldare i conti con troppe fazioni opposte è forse meglio arretrare nelle ultime pieghe di una parola sincera, materna. Questo il dramma di Coriolano, la sua limpida scatenata coerenza senza uguali che sente scavarsi dentro un canto di preghiera che lo esorta a deporre tutto, a rassegnarsi a tregue inevitabili. Nel tratto esatto in cui egli, pensatore grandioso, vede il suo ardimento respinto in un angolo, non resta che "il gran cornutificio della pace" a limare com'è possibile gli astiosi spigoli della consapevolezza. Gli uomini superiori sanno ricredersi, sanno tornare su passi che prima detestavano. Sanno perfettamente due cose: anzitutto che non può e non potrà mai esserci verità politica in grado di soddisfare chiunque, e in secondo luogo che gli orgogli sono dure catene alle caviglie, e che è meglio forse volare scalzi e liberi oltre ogni vana velleità che portarsi appresso un blasone identico a un fardello: "Anche tra un bruco e una farfalla c'è differenza; eppure la farfalla era un bruco". Lo scintillio di ali speciali non decreta successo e stima permanente; e se deporre ogni rincorsa può mostrare una sorte scalcinata, allora l'intelligenza saprà muoversi con grandezza anche all'indietro. L'eroe resta un uomo. Fine.