Controcorrente

Coi "colleghi" D'Annunzio e Wilde, Huysmans ci fornisce un ritratto di una Belle Époque tutta sfarzo fuori e decadenza dentro.

«Infine, sazio stufo di quel lusso sempre uguale, di quelle carezze insulse, si era tuffato nei bassifondi, nella speranza di rianimare i propri desideri per contrasto, pensando di sollecitare i propri sensi assopiti con l'eccitante lerciume della miseria.»... e cosa non fa Jean des Esseintes per sfuggire alla noia; una noia congenita, persistente che continuamente lo molesta e lo disgusta come il mondo e gli uomini del suo tempo. E quello che fa per fuggirne, lo porta, in un'altalena ossessiva, dall'estasi all'orrore e ritorno. A me piacciono i tormentati, soprattutto se squisitamente decadenti, colti e complessi, e Huysmans - tormentato complesso e contemplativo a sua volta - praticamente, ne fornisce il prototipo. Scritto nel 1884, controcorrente e originale lo era sicuramente per l'epoca, ma potrebbe esserlo tutt'ora, completamente sommersi come siamo, da quest’ondata reazionaria del pensiero politicamente corretto neo-moralista. Da leggere perché è un compendio di letteratura, di estetica e di arte dal potere anestetizzante; da leggere perché è Beaudelaire in prosa, D'Annunzio in nuce e Schopenhauer pentito.

Un libro che rivela la personalità ed il profondo sentimento dell'autore nei confronti della vita come per altro sempre emerge nelle sue profonde pagine. Numerose sono le immagini che riporta, volutamente incomplete per lasciare spazio alla riflessione del lettore. Capita così di passare nello spazio di poche righe da un sorriso che con naturalezza spunta sulle labbra ad una sensazione pervasa di profonda malinconia