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Trovo questo libro molto coraggioso, soprattutto considerando quando è stato scritto. In poche righe Carroll osa mettere in discussione il potere assoluto della scienza contro cui non è lecito muovere critiche e si appella alla nostra compassione e etica in quanto uomini e animali senzienti come tutti gli altri. Quanto siamo indietro ancora. Poveri fratelli animali.
Un intervento illuminante, una voce fuori dal coro che si erge per i diritti degli animali, e lo fa in un'epoca dominata da tendenze anti-animaliste. senza contare la prosa magistrale di chi ha regalato al mondo letterario "Alice nel paese delle meraviglie".
L'autore di "Alice nel Paese delle Meraviglie" in questo breve testo "confuta le numerose bugie di chi difende la vivisezione". Carroll, anche se profondamente contrario ad ogni sperimentazione su gli animali che possa provocare a loro sofferenza, difende la pratica della caccia. A tal proposito scrive: " L'uomo ha il diritto assoluto di provocare la morte degli animali, senza fornire una ragione specifica, purché la morte non sia dolorosa". Infatti, nella caccia, per esempio, degli uccelli, se "l'animale viene ucciso subito, va incontro a una forma di morte così indolore da essere invidiata", cosa che non succede nella vivisezione che provoca infinito dolore agli animali. E' una forte contraddizione ma bisogna, comunque, ricordare che questo testo è stato scritto circa centocinquanta anni fa e che oggi chi si oppone alla vivisezione, si oppone, con altrettanta forza, alla pratica della caccia. Questo testo ha dunque il merito di mostrarci gli animali come esseri viventi capaci di soffrire e di provare dolore.
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