Contro il mio tempo. Considerazioni su un mondo peggiore

Scrivo questo mio parere, fedele alla massima che, solo dopo aver letto un libro, giammai mossi dal pregiudizio, è possibile esprimere la propria opinione. Non conoscevo Vintila Horia (1915-1992) ed ho acquistato questo suo libro solo perché attratto dal titolo durante una delle mie curiose "scorribande" sul sito di IBS. In tutta sincerità non mi aspettavo il contenuto che vi ho trovato ed inizialmente ho pensato di metterlo da parte - l’autore aveva una vastissima cultura e scriveva dando per scontate tante conoscenze - ma piano piano mi ha “preso” e non sono pentito di averlo acquistato. Horia, con grande originalità, affronta i temi più disparati: dalla politica alla religione, dalla letteratura all’arte, dalla scienza alla storia. Egli amava Dostoevskij, Joyce, Junger, Abellio e tanti altri personaggi che passa in rassegna e di cui cita le opere con competenza e passione. In particolare ho notato la sua predilezione per Jung e l’avversione per Freud; così come spicca il suo schietto anticomunismo e la sua simpatia per la Tradizione esoterica. Infatti, pur amando la Messa cattolica vetus ordo, di cui tesse un grande elogio, da me ampiamente condiviso, ho avuto l’impressione che egli fosse un cattolico dalla fede “contaminata” da un certo esoterismo: cita spesso il Kali Yuga e sembra affascinato da René Guénon. Pertanto, sotto quest’aspetto, lo sento distante e rifiuto tale fascinazione per quel mondo che considero eterodosso. In questo libro ci sono sia luci - geniale la sua correlazione della Rivoluzione all'entropia e all'omogeneità e la sua visione della Vienna asburgica - che ombre e tra quest’ultime, mi sembra imperdonabile il suo equiparare la cultura statunitense a quella russa, come se entrambe siano state sullo stesso piano per pochezza. Forse questo abbaglio è ascrivibile al più grande limite del libro, cioè la sua forte connotazione novecentesca, nel periodo in cui l’URSS era ancora in auge e di cui l’autore fu uno strenuo avversario ideologico.

Elenco di banalità conservatrici e pseudo-scientifiche