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scheda di Di Francesco, M., L'Indice 1993, n. 3
Daniel Dennett è uno dei principali artefici dell'analogia tra la mente e il computer - il modello computazionale della mente, che istituisce un paragone tra i processi mentali e le operazioni svolte da un calcolatore - e in "Contenuto e coscienza" osserviamo i primi passi (il testo è del "lontano " 1969, pur contenendo una breve premessa del 1985) di un programma di ricerca che mira a sviluppare questa analogia nel contesto di un approccio evoluzionistico. Dennett imposta il problema nei termini della riduzione del vocabolario "mentale" a quello ' fisico " e prende le distanze tanto dal comportamentismo quanto dalle teorie (materialiste) dell'identità tra stati mentali e stati cerebrali. Per Dennet il discorso mentale è dotato di un suo proprio significato, ma questo non implica che esistano entità mentali contrapposte a quelle fisiche: i sistemi intenzionali sono sistemi fisici e l'alternativa tra materialismo riduzionistico e dualismo cartesiano tra mente e corpo è mal posta. Credenze e desideri sono stati interni che attribuiamo per spiegare il comportamento, strumenti predittivi e non entità. In altri termini, per Dennett, la componente intenzionale della mente deriva da un'attività di proiezione e interpretazione, essenziale, ma priva di un valore ontologico: credenze, desideri, e altri stati intenzionali non fanno parte della "struttura del mondo", ma "descrivono in modo diverso " gli eventi fisici e fisiologici che costituiscono quei "sistemi di controllo del comportamento umano e animale", che ontologicamente non sono altro che "cittadini molto complicati dell'universo fisico" (pp. 110 e 111). Questo programma verrà ulteriormente elaborato e modificato, ma, come spesso accade, le prime formulazioni di un'idea permettono di coglierla con maggiore chiarezza e in questo senso "Contenuto e coscienza" rappresenta ancora oggi un'utile lettura.
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