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Anno edizione: 2020
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Il Sacromonte di Varallo Sesia è uno degli otto in Piemonte-Lombardia e tra i più visitati. Si compone di 44 cappelle, fatte edificare dal 1486 da fra’ Caimi, per riprodurre i luoghi di Terrasanta non più visitabili dai pellegrini perché in mano ai turchi. Delfino Malvasia, giornalista precario del Corriere di Santena, sempre a caccia di scoop che incrementino l’adrenalina dei lettori di provincia, viene a sapere che, per la Domenica delle Palme (e non solo) vi si compiono strani pellegrinaggi. Si fionda a verificare. A partire dalla cappella d’entrata a Gerusalemme di Gesù (a bordo di un asinello) si può salire fino in cima al monte non più pedibus calcantibus, ma cavalcando un asino, diretto discendente di quello originale del Cristo. Non è una favola: il quadrupede terminò i suoi pellegrinaggi a Verona e la sua mummia fu custodita in S. Maria in Organo. Col DNA prelevato dalla sua pelle fu fecondata un’asina che generò copia dell’originale. Chi vuole compiere tale pellegrinaggio, per chiedere grazia a Dio, pagando 120 Euro è paludato con una tunica celeste, con la manica destra rossa, e, a bordo di questa cavalcatura, s’inerpica fino alla basilica in vetta. Delfino subodora subito imbroglio mafioso e per indagare paga la tariffa per compiere lo stesso percorso. Idea geniale di apertura di questo breve romanzo, che Fellini avrebbe sicuramene apprezzato e magari avrebbe inserito ne La Dolce Vita al posto dell’episodio del falso miracolo nel suo film. In Fellini un Cristo monumentale scende sulla terra a bordo di un elicottero, qui s’accontenta di palesarsi a bordo di umile bestia da soma. Il racconto fin qui si snoda con frizzante ironia e con brio ricco di colpi di scena e di secche sferzate sui credo imperanti nella società odierna. Qualcosa però succede alla fine del suo pellegrinaggio e non solo Delfino perde i sensi, ma anche Gambarotta si disorienta e conclude il suo romanzo perdendosi in una serie di vicoli ciechi. Peccato.
Cosa è il “pellegrinaggio con l’asino di Gesù”? E’ questa la domanda che spinge Delfino Malvasia, giornalista precario, a intraprendere un’impresa che lo porterà al centro della cronaca e a diventare professionista ambito. Questo al centro di La confraternita dell'asino (Manni) di Bruno Gambarotta che pone l’attenzione con ironia, arguzia e apparente leggerezza su tanti aspetti del vivere contemporaneo. La precarietà, innanzitutto, che porta ragazzi e ragazze spesso laureati ad offrire improbabili servizi giornalistici, a scovare ancor più improbabili scoop senza essere adeguatamente retribuiti e diventando parafulmini viventi degli attacchi di ira funesta di pretestuosi direttori di giornali, ma anche la politica e un certo modo di considerarsi politici, e la comunicazione affidata a media più interessati ai click che alla veridicità della notizia. Un pellegrinaggi pensato per indagare sulle azioni svolte dalla Confraternita dell’asino, porterà il povero Delfino al centro di situazioni paradossali e comiche fino a diventare il leader di un movimento di rivoluzione e a guadagnarsi (forse, perché le scelte spesso rispondono a situazioni di etica o di convenienza) un posto da direttore dell’ennesimo giornale on line di provincia. Un libro da leggere in breve per la capacità di accattivare il lettore anche attraverso una serie di espedienti, tra tutti l’utilizzo di nomi per i protagonisti assolutamente improponibili e divertenti (ad esempio come Consolata Vanapompa, Onorata Procella del Riofatato, il marchese Prospero del Pozzo di Brandizzo ) per una serie di piacevoli e intriganti pagine di narrazione.
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