Le confessioni di un italiano

Su questo libro e sul suo autore, una semplice recensione appare riduttiva e lo è, inevitabilmente. Ma se dovessi, a guisa di sfida, consigliarne la lettura lo farei per più motivi, ma, tra questi, a predominare sarebbe l'ironia con la quale Nievo sa cogliere e trasmettere la reale mediocrità umana, in una serie di personaggi, siano essi protagonisti sia comprimari ( anzi, forse, a ben vedere soprattutto questi, solo apparentemente minori), che sfuggono ad ogni precisa temporalità per divenire degli archetipi e modelli universali. Godibilissimo, una sorta di "commedia umana" con il dono di una scrittura che scorre in modo piacevole e sottile. Indimenticabili le pagine della cucina del maniero di Fratta, rendono giustizia ad un luogo spesso trascurato ma della cui importanza e vitalità si era ben consapevoli, ben prima della sacra trinità culinaria ( alias Cannavacciulo, che già da solo fa capoluogo, e dintorni.). Poi, si aggiunga tutto il resto, che, come si è soliti dire o scrivere, è " tanta roba", ma buona, davvero buona.

“Le Confessioni di un italiano” è senza dubbio un romanzo storico vasto e complesso, ma alla fine della lettura tutta la fatica è ampiamente ripagata: non è soltanto un viaggio attraverso il Risorgimento, ma anche – e soprattutto – un’enciclopedia di emozioni e sentimenti umani, di vite esemplari e dolorose, di personaggi indimenticabili. Consigliato a chi ama i libri impegnativi ma gratificanti.

Copertina: 4 Storia: 5 Stile: 5 Un capolavoro della letteratura italiana troppo trascurato! Scritto da un giovane scrittore, che è stato un esempio di onestà e di impegno nella costruzione dell'Unità di Italia e di una società migliore, questo romanzo dovrebbe tornare nelle scuole perché trasmette il messaggio di avere fiducia nelle proprie capacità e di non arrendersi di fronte alle difficoltà. Non occorre essere un supereroe per contribuire al bene comune, ma apprezzare i talenti che la vita ci regala e saperli sfruttare al massimo. Ognuno può contribuire con le sue risorse ed energie. Diversamente dal protagonista del romanzo, che in prima persona racconta la sua vita segnata dai grandi cambiamenti socio-culturali del XIX secolo, Ippolito Nievo non supererà gli ottant'anni perché morirà a bordo del piroscafo "Ercole" diretto dalla Sicilia a Napoli, tappa intermedia nel viaggio verso Torino dove avrebbe dovuto fare chiarezza sulla gestione delle risorse economiche da parte dell'esercito garibaldino durante la spedizione nel Meridione, ma in soli trenta anni mostrerà quanto il senso dell'esistenza risieda nel perseguire con tenacia, curiosità e rettidudine il proprio sogno, senza ritenere le fragilità e i difetti un ostacolo, ma un monito a cambiare gradualmente, senza l'illusione di un miracolo.