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Con un altro obiettivo. Il cinema tra arte e politica
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Con un altro obiettivo. Il cinema tra arte e politica - copertina

Descrizione


Il cinema-denuncia di Costa-Gavras, l'umanità di Jack Lemmon, i potenti affreschi di Akira Kurosawa, l'orgoglio identitario di Spike Lee, lo sguardo impietoso di Oliver Stone: una panoramica del cinema come arte sociale. Fondata nel 1967, la rivista americana "Cineaste" si è interessata da sempre alla valenza politica della settima arte. In questa raccolta di venti interviste, pubblicate fra gli anni Settanta e Novanta, il dialogo con alcuni grandi protagonisti del cinema mondiale (sia "d'autore" che "di cassetta") viene usato come strumento critico per affrontare i temi del rapporto fra l'espressione artistica e i valori etici, raccontando l'impegno civile del regista, dell'attore, dello sceneggiatore in diversi contesti.
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Dettagli

2006
10 luglio 2006
316 p., Brossura
9788875210953

Voce della critica

Il volume pubblicato da minimum fax (editore da sempre attento nella scelta e proposta di titoli curiosi e interessanti in ambito cinematografico) è costituito da una serie di interviste a protagonisti del cinema mondiale che raccontano il loro approccio alla settima arte e il loro impegno civile. I testi delle conversazioni sono apparsi originariamente nella rivista americana "Cineaste", fondata nel 1967 da uno dei curatori del libro, Gary Crowdus, che ne è da sempre il direttore. Il periodico, della cui redazione fa parte dal 1969 anche Dan Georgakas, co-curatore del progetto, da quarant'anni si dedica alla riflessione sul binomio arte-politica nel cinema. La selezione di testi offerta al pubblico italiano abbraccia tre decenni della storia della rivista, dagli anni settanta ai novanta, includendo interviste non solo a registi, ma anche a sceneggiatori, attori e attrici, realizzate in occasione dell'uscita di film o dell'assegnazione di riconoscimenti.
Tra le varie testimonianze – in cui i protagonisti sono invitati a spaziare a tutto campo sulla propria poetica, sulla propria visione del mondo, sulle relazioni tra espressione artistica e valori etici ecc. – rimangono particolarmente impresse quelle di Costa Gavras, Jack Lemmon, Susan Sarandon, Tim Robbins e quella di Budd Schulberg, autore del romanzo Il colosso d'argilla e sceneggiatore di Fronte del porto e Un volto nella folla. Costa Gavras viene intervistato due volte, in occasione della realizzazione di Z. L'orgia del potere e dell'uscita negli Stati Uniti di Missing, che provocò non poco imbarazzo e conseguenti attacchi da parte dell'establishment americano. Il regista greco insiste sulla necessità di saper distillare le emozioni per non cedere alla tentazione del sentimentalismo che danneggia la credibilità dei film. Jack Lemmon racconta con entusiasmo la propria visita a Cuba, in occasione di un omaggio a lui dedicato, e il suo memorabile incontro con Fidel Castro. L'attrice Susan Sarandon e il marito attore e regista Tim Robbins dimostrano in ogni loro riflessione un forte impegno politico e sociale, una militanza vissuta nel quotidiano. Degne di attenzione sono anche le coversazioni con Rainer Werner Fassbinder, Andrzej Wajda, Akira Kurosawa, Spike Lee, Mike Leigh, Ken Loach, Oliver Stone, Jane Fonda, solo per citarne alcune.
Il bel titolo dell'opera rimanda all'impegno, alla coscienza politica e sociale, a volte alla militanza vissuta dai personaggi intervistati, che guardano al loro mestiere e alla realtà "con un altro obiettivo", quello dell'impegno civile e della trasmissione dei propri ideali. Come dichiara Costa-Gavras: "Non so se è possibile cambiare le idee politiche della gente con un film, ma è possibile avviare un dibattito politico".
  Massimo Quaglia

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