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Dettagli

1999
19 novembre 1999
Libro universitario
198 p.
9788833956305

Voce della critica


scheda di Groppi, C.N. L'Indice del 2000, n. 09

Si può raccomandare questo volume a chi opera nella comunità terapeutica a vari livelli (psichiatri, psicologi, assistenti sociali, educatori), a chi ogni giorno deve incontrare il malato impegnato in un cammino di ristrutturazione del proprio Sé, ma anche interrogarsi continuamente sul substrato culturale che guida la comunità terapeutica e quindi sulle metodologie da mettere in atto per evitare che con il passare del tempo essa diventi una caricatura delle vecchie istituzioni, bella a vedersi dall'esterno, ma incapace, come afferma Correale, di fornire quel calore e quella naturalezza indispensabili per il malato a riappropriarsi di giorno in giorno del proprio Sé. Nel libro viene dato risalto al modello della famiglia calda e ricca, in contrapposizione all'ideologia manicomiale di Esquirol e Pinel, che consideravano il malato come un soggetto da proteggere (era forse la società a volersi proteggere?), da contenere fisicamente, isolandolo da ogni contatto familiare. Non mancano cenni storici sulla continua trasformazione del manicomio, dalle origini fino alla sua crisi, e sul nascere di nuove comunità, come l'esperienza di Tuke a York, fino ad arrivare al più recente modello di comunità, capace sia di erogare servizi di diagnosi e assistenza psichiatrica (secondo il modello medico-terapeutico), sia di fornire al malato calore, naturalezza, comprensione nella quotidianità di ogni gesto e di ogni rapporto (secondo il modello culturale della famiglia). L'intenzione degli autori è di fornire una riflessione su come la comunità non sia solo un luogo fatto di mura e di oggetti, ma sia soprattutto un luogo di incontro, di relazione affettiva tra operatori e malati e tra malati stessi. Ne consegue che la comunità terapeutica, come afferma Peloso, deve essere sempre aperta alla novità, per non cadere in un processo di sclerotizzazione che la renderebbe indifferente a qualsiasi cambiamento culturale, trasformandola in un guscio impermeabile e isolandola di conseguenza dalla società.

Christian Nicola Groppi

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