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Computus. Tempo e numero nella storia d'Europa - Arno Borst - copertina
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Descrizione


La storia umana del tempo non ha mai ruotato esclusivamente intorno al momento e alla quantità ma anche intorno alla durata e alla qualità. Borst racconta i secoli, dai greci ai romani fino al nostro e racconta come nel loro corso siano andati modificandosi il concetto e la misurazione del tempo. Si interroga all'esordio su quale sia il rapporto reale fra i termini "computus", "conto" e "computer"? E nel finale trae la conclusione che i computer, pur capaci di calcoli sofisticatissimi e velocità prodigiosa, sono tuttavia incapaci di autocoscienza e di autonoma volontà.
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Dettagli

1997
8 agosto 1997
224 p., ill.
9788870183177

Voce della critica


scheda di Rossi, P.B., L'Indice 1998, n. 5

Quattro sono le domande alle quali Arno Borst intende dare risposta in questo saggio, che ha per oggetto la misurazione e la sistemazione del tempo, non tanto la percezione della dimensione temporale. Quesiti che corrispondono ad altrettante tesi proposte da studiosi: il medioevo rimase davvero ancorato al calendario giuliano? (Elias); per quel che riguarda il tempo, il medioevo deve essere suddiviso "in una fase arcaico-religiosa e in un'altra moderna, fondata sull'economia?" (Dux); si può affermare che il medioevo sia stato davvero "tanto deciso nel volgersi al futuro" e così facendo "abbia trascurato i suoi impegni e il tempo scandito dal calendario"? (Nipperdey); il medioevo "si rivolse al proprio presente nei termini di un penitenziario destinato a empi e fannulloni?" (Landes). Per rispondere a queste domande e per delineare come i medievali si rapportarono al loro tempo, cosa derivarono dall'antichità, cosa trasmisero alla modernità e cosa resta nella contemporaneità, Borst fa la storia del" compotus", termine i cui derivati sono su di noi incombenti, ma del quale si è forse persa per i più la connotazione. Pur brillante, il libro non sembra tuttavia sfuggire in alcune parti a un'eccessiva sommarietà.

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