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Il libro traduce la seconda delle tre parti che costituiscono Making Sense of Humanity (Cambridge University Press, 1995) e consta di sei saggi, pubblicati una prima volta separatamente tra il 1982 e il 1993, in cui Williams cerca di ritagliare uno spazio specifico per l'impresa filosofica, sottraendola ai tentativi riduzionisti operati nei suoi confronti da altre discipline. Il testo si apre con il saggio che dà il titolo alla raccolta e che impegna Williams a fissare la centralità delle scienze umane come via d'accesso per la determinazione di ciò che costituisce la cifra distintiva dell'umanità. I due saggi seguenti riguardano invece la teoria dell'evoluzione; se però il primo si concentra sui rapporti tra evoluzione e teoria della conoscenza e conduce l'autore a difendere una qualche forma di autonomia per la teoria scientifica astratta, il secondo si sofferma invece sulle relazioni tra evoluzione ed etica e porta Williams a sostenere la peculiarità dei processi culturali e simbolici e l'irriducibilità delle norme sociali al sostrato genetico. Questioni relative alla spiegazione dell'agire umano costituiscono l'oggetto del quarto e del quinto capitolo, in cui l'autore, rispettivamente, rinfaccia alla teoria dei giochi l'eccessivo livello di generalizzazione e offre un'analisi della portata e dei limiti dell'individualismo (metodologico e normativo). Chiude il libro il saggio intitolato L'illusione di Saint-Just, in cui Williams svolge un'operazione antitetica rispetto a quella condotta nei cinque capitoli precedenti: l'obiettivo di questo saggio è infatti mostrare i limiti della filosofia (morale), suggerendo che essa, anche se non riesce a risolvere il pluralismo endemico dei nostri mondi sociali, può tuttavia contribuire a offrire "accordi onorevoli".
Corrado Del Bò
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