Come gli hippie hanno salvato la fisica

«Potremmo pensare che la tecnologia renda ormai obsoleto il lavoro fatto un tempo da quei monaci. Tuttavia questo libro dimostra che in alcuni periodi storici all’uomo fa comodo che la cultura prodotta dai suoi predecessori venga accantonata. Potrebbe allora essere bene che qualcuno cerchi con la dovuta calma di capire se qualcosa che a tutta prima sembri da dimenticare non sia invece opportuno ricordarla. A memorizzare per sempre qualsiasi informazione provvedono ormai da tempo banche dati gestite dall’intelligenza artificiale. Ciò nonostante non pochi pensatori - che vanno da Epimenide (c.a. 700 a.c.) a Bertrand Russel (c.a. 1900 e rotti d.c.) al contemporaneo Piergiorgio Odifreddi eccetera - inorridirebbero all’idea che ci si accontenti di ciò. Sì, perché la logica affidata a delle macchine, e quindi in un certo senso a se stessa, secondo tutti costoro potrebbe essere capace di combinare un giorno anche un bruttissimo scherzo. Ecco: questa è la riflessione che la lettura del libro mi ha indotto a fare. Secondo me, infatti, salvare ciò in cui ci siamo imbattuti e che ci sia sembrato o molto bello o davvero interessante e fare sì che chiunque lo voglia possa in futuro giovarsi di ciò costituirebbe un fatto senz'altro positivo per l'umanità.»

Diamo a cesare quel che è di cesare, direi... complimenti a Kaiser per aver raccontato la storia dimenticata di questo gruppo di fisici e della loro volontà di "non accontentarsi", della loro ostinazione. Lettura molto interessante, a mio parere estremamente scorrevole e ben dettagliata, a tratti divertente. Unico piccolo neo i diversi errori di stampa sparsi qua e là nel libro.