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Come finisce il libro. Contro la falsa democrazia dell'editoria digitale
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Come finisce il libro. Contro la falsa democrazia dell'editoria digitale - Alessandro Gazoia - copertina
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Come finisce il libro. Contro la falsa democrazia dell'editoria digitale

Descrizione


Da Gutenberg in poi, abbiamo immaginato il nostro progresso intellettuale legato indissolubilmente alla "cultura del libro". Ma oggi, mentre a noi lettori capita sempre più spesso di avere in mano uno smartphone o un e-reader, sembra che questa storia secolare volga al termine, portando con sé la scomparsa dell'editoria come la conosciamo, e forse la trasformazione radicale del concetto stesso di "letteratura". Se ad alcuni sembra un'apocalisse, Amazon.com e le piattaforme di self-publishing disegnano un radioso futuro in cui il rapporto fra chi scrive e chi legge sarà più aperto, diretto, libero. Ma è veramente così? Con un'idea chiarissima di come si sta evolvendo la nostra "società della conoscenza", Alessandro Gazoia analizza lo stato presente del mondo del libro, italiano e internazionale, ed esplora i possibili scenari futuri: mettendo in guardia contro il rischio di confondere le strategie di mercato con il libero scambio di idee, e illustrando invece le autentiche potenzialità rivoluzionarie dell'editoria digitale, "Come finisce il libro" vuole essere il manifesto di un nuovo umanesimo per il futuro dei libri.
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Dettagli

2014
29 maggio 2014
207 p., Brossura
9788875215767

Voce della critica

  Se si prende alla lettera il titolo del volume e si apre l'ultima pagina per controllare "come finisce questo libro", si può accedere a una chiave di lettura importante non soltanto per affrontare il saggio di Alessandro Gazoia, ma anche per interpretare il lungo dibattito tra gli scettici e gli entusiasti dei libri digitali. Nell'ultimo paragrafo, infatti, l'autore conferma le sue critiche al colosso digitale Amazon, esposte a più riprese nel testo, ma ammette che il suo libro è acquistabile su quel sito, sia in versione cartacea, sia in versione digitale. Un autore, quindi, per quanto dissenta dalle politiche del negozio online più grande del mondo, per quanto ne disapprovi i metodi aggressivi verso gli editori e ne denunci la tendenza a spiare ed accerchiare i clienti lettori, se vuol essere letto, non può fare a meno di Amazon (proprio per questo, rassicuriamoci: Amazon non causerà la fine del libro. Non le conviene). Consapevole, quindi, di non poter rinunciare a sistemi distributivi ormai strutturati, Gazoia segnala ai lettori i pericoli di un'eccessiva ingenuità digitale, rivelando in modo impietoso alcuni degli ingranaggi editoriali nascosti dietro gli e-book. Il primo capitolo, in particolare, è dedicato agli aspiranti autori: Gazoia si sofferma sulle piattaforme di autopubblicazione, ovvero i sistemi che permettono agli scrittori di pubblicare direttamente i propri libri (in versione digitale o cartacea), evitando di rivolgersi agli editori tradizionali. Benché diverse piattaforme promettano soddisfazioni e guadagni, occorre usarle con consapevolezza: la pubblicazione tramite il Kindle Direct Program di Amazon, ad esempio, comporta alcuni vincoli che potrebbero sfuggire a una lettura superficiale del regolamento, e Gazoia li mette bene in luce. Inoltre, pubblicare non significa guadagnare: anche nell'era digitale, la consacrazione di uno scrittore implica un percorso impegnativo fatto di successivi filtri sociali, il primo dei quali è l'invio dei propri testi alle riviste letterarie online. La rete è come il resto del mondo: il successo non dipende dall'incontro casuale e improvviso tra un pubblico in attesa e un talento rimasto fino ad allora nascosto. La parte centrale del saggio è dedicata ai lettori: Gazoia svela i metodi impiegati da alcune grandi aziende (Apple e Amazon in testa) per tentare di legare l'utente a un "ecosistema" di servizi dal quale è difficile svincolarsi. Nel descrivere le trappole di questi universi chiusi, però, Gazoia ne omette i vantaggi: un "ecosistema" di lettura digitale chiuso, come per esempio Amazon Kindle, permette all'azienda di offrire ai lettori alcuni servizi assai sofisticati, come il salvataggio online dei propri e-book e delle annotazioni personali. Tra gli argomenti di Gazoia, ci si poteva inoltre aspettare una disamina delle alternative ad Amazon, che pure esistono: alcune librerie online, come l'italiana Ibs, vendono dispositivi di lettura (l'e-reader "Leggo") che non vincolano l'utente all'acquisto dei libri presso un unico negozio; altre librerie digitali specializzate in e-book, come la canadese-giapponese Kobo (collegata con Fnac in Francia e con Feltrinelli e Mondadori in Italia), offrono servizi analoghi a quelli di Amazon, pur lasciando al cliente una maggiore libertà di movimento. L'ultima parte del libro esplora infine un fenomeno che ha una particolare vivacità nell'universo digitale: la fan fiction. L'analisi di Gazoia affronta dapprima il caso del personaggio di Sherlock Holmes e si sofferma poi su Kindle Worlds, un servizio di Amazon che consente a chiunque di scrivere, pubblicare e soprattutto vendere racconti e romanzi aventi come protagonisti i personaggi di libri celebri o di serie televisive, condividendo gli eventuali proventi con i detentori dei diritti delle opere ispiratrici. Gazoia non ha torto quando sottolinea che, nei diversi servizi offerti dal suo "ecosistema", chi ci guadagna davvero è sempre Amazon, per la quale la promozione della grande letteratura o il diffondersi di una maggiore "democrazia culturale" non sono obiettivi primari. Amazon, però, non è una Onlus: è un'azienda che esplicitamente mira, oltreché al proprio sviluppo, alla soddisfazione dei suoi clienti e dei suoi azionisti. Non ci si può aspettare che svolga il ruolo di quelle istituzioni pubbliche tra i cui doveri, osserva qui giustamente Gazoia, dovrebbe esserci quello di assicurare ai cittadini il buon funzionamento delle biblioteche e degli archivi. Per diversi anni, le opportunità offerte dalle nuove tecnologie digitali sono state associate e confuse con i concetti di libertà e di democrazia. È quindi utile che libri come questo di Gazoia, o come quello recente di Roberto Casati (Contro il colonialismo digitale, Laterza, 2013) facciano da contrappeso allo spensierato entusiasmo degli albori del web, insistendo ora sui pericoli e sulle distorsioni dell'era digitale. Ma occorre anche riconoscere che le grandi aziende della rete non incarnano soltanto minacce e contraddizioni: se sono cresciute tanto, è perché meglio di altre hanno interpretato le aspettative e i bisogni degli utenti del web.   Nicola Prinetti

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Conosci l'autore

Alessandro Gazoia

Laureato in Filosofia della Scienza, Letteratura Italiana e in Informatica, Alessandro Gazoia scrive di giornalismo, media, informatica soprattutto su proprio blog Jumpinshark. Nel 2013 ha pubblicato per minimum fax l'ebook Il web e l'arte della manutenzione della notizia.Nel 2014 esce il saggio Come finisce il libro, edito sempre da minimum fax.

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