Il colibrì

Veronesi è uno scrittore sagace, divertente, avvincente. Il colibrì è un libro meravigliosamente costruito, come un’opera architettonica ben progettata, il cui protagonista ha imparato a reggersi nella vita grazie a equilibrismi, che sono naturalmente precari, il quale comprende il propio scopo e la propria forza grazie alla nipote dal nome simbolico. Il libro è un inno alla vita, che come tale deve passare per molteplici cadute e battute di arresto, per trionfare nel più vero senso del termine.

Veronesi si conferma un formidabile costruttore e narratore di storie, tutto tecnicamente perfetto, forse troppo. Lavorare con il racconto e la descrizione delle emozioni non è semplice, il rischio in alcuni passaggi è quello di diventare un po’ noioso, ripetitivo, appesantendo la lettura, forse volutamente, ma non riuscendo a dare a mio parere un valore aggiunto a questi periodi del libro. L’esempio sono alcune pagine di decine e decine di righe senza un punto, solo virgole. Infine ho trovato un po’ troppo fuori dalla realtà i troppi talenti attribuiti alla nipote del protagonista verso la fine del libro, stucchevole. Si percepisce comunque dalla lettura il gran lavoro di preparazione e stesura che l’autore ha fatto.

Solitamente, prima di vedere il film, leggo il libro. In questo caso, pur avendo visto prima il film, la lettura del romanzo è stata comunque emozionante. Anche se ormai sapevo tutto, finale compreso ovviamente.