Il codice dello scorpione

Autunno 1936, a pochi mesi dall’inizio della Guerra Civile Spagnola, Lorenzo Falcó, 37 anni, spia franchista, riceve un incarico speciale: deve recarsi ad Alicante a liberare José Antonio Primo de Rivera (personaggio reale, fondatore, ottobre 1933, della Falange), prigioniero dei repubblicani (“rossi”). Tutto il romanzo è centrato nella preparazione ed esecuzione di questa impresa, molto pericolosa perché si svolgerà ben oltre le linee nemiche. Per la fase finale avrà l’appoggio anche di agenti franchisti locali e di un cacciatorpediniere tedesco. Il codice dello scorpione: guarda, pungi, scappa! La trama del romanzo ha due percorsi diametralmente opposti: dal punto di vista letterario verso le vette (è scritto molto bene, avvincente, martellante) e dal punto di vista morale verso il fondovalle (parteggia in modo vergognoso per i fascisti di Franco, dimenticando che questa è stata una brutale aggressione ad un governo repubblicano e democratico regolarmente eletto e rovesciato poi con l’aiuto massiccio di Mussolini e parziale di Hitler). Fingendo di non sapere che ha suscitato orrore in tutto il mondo democratico e che c’è stata una partecipazione massiccia delle Brigate Internazionali contro Franco (vedi, e.g., Homage to Catalonia di G. Orwell, che Reverte forse non conosce). Il personaggio di Falcó: è stato ideato a imitazione dell’agente 007 (I. Fleming), scordando che 007 agiva per la democrazia contro i tiranni e i plutocrati. Certo è affascinante, audace, tombeur de femmes come 007, ma è un feroce tagliagole, un robot programmato per i delitti più efferati. Senza anima, senza ideali, senza un briciolo d’umanità. Le sue esecuzioni (tagliando le gole ai nemici per godere del fiotto di sangue che esce dalla loro trachea) sono di una brutalità orrenda, forse ispirata dal teatro parigino Grand Guignol, dove però tutto era simulato e finto. Un così smaccato ritorno alla celebrazione del fascismo è inaspettato.

Il personaggio principale mi è parso alquanto improbabile e in alcune vicende caratterizzato da una brutalità talmente gratuita da sfiorare la banalità. Nei rapporti con l'altro sesso mi è sembrato altresì squallido al limite del ridicolo e privo di fascino.