Mani padamadan

Ho avuto la fortuna di conoscere per poche ore Dino Azzalin che mi ha fatto omaggio di una copia del libro. E' molto diverso leggere un libro avendo conosciuto personalmente l'autore e la sua voce, si ha la sensazione di ascoltare un racconto, si è più critici e più attenti a ciò che ci viene trasmesso. Un giudizio sul libro? Sul modo di scrivere? Sulla trama? Sule scelte di vita? Sarebbe tutto molto riduttivo. Quello che affascina è il modo di affrontare il viaggio e, probabilmente di conseguenza, la vita. Non siamo di fronte alla descrizione di luoghi, ma di sentimenti, di quello che si prova durante il viaggio e di come lo stesso cambia la vita dell'autore e dovrebbe cambiare quella di tutti noi. Non un turista, forse nemmeno un viaggiatore, ma qualcosa di più o qualcosa che si evolve nel tempo e nello spazio. Una trasformazione che avviene nelle pagine del libro. Prima viaggiatore passivo (con il trasferimento dei genitori), poi viaggiatore attivo (Grecia, India, ..), poi medico volontario, che decide di non essere solo più spettatore, ma di rischiare e di aiutare concretamente le persone meno fortunate che prima incontra, poi va a cercare, il viaggio si trasforma in missione, poi, piano piano, l'attaccamento prima ad una donna e poi al figlio, e l'esperienza di viaggio si trasforma e si evolve ulteriormente, il cuore a cavallo tra la casa e i paesi sconosciuti. Non un missionario (sarebbe troppo semplice), ma una persona che non vuole solo osservare. Cosa dire: complimenti alla persona e grazie per quanto ci trasmette con il suo libro. L'autore ci suggerisce di fare qualcosa. Forse non tutti siamo medici, ma tutti possiamo in qualche modo aiutare. Nelle ultime pagine si legge che il ricavato del libro andrà in beneficienza, e non è cosa di poco conto. Sicuramente un libro da leggere e da interpretare che potrà trasmettere emozioni diverse, a seconda di quanto vorremo cambiare le nostre opinioni leggendolo. Complimenti!