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Il volumetto della collana "Di tesoro in tesoro" che pubblica racconti storici che si basano su reperti e oggetti simbolici (in questo caso i pantaloni di Garibaldi conservati nel Museo del Risorgimento di Roma) inventa romanzescamente un episodio dell'epopea dei Mille in Sicilia. I garibaldini per trasportare i feriti requisiscono il mulo a Celestina dodicenne orfana: "I briganti si sono rubati la capra e il maiale (…) E voi piemontesi vi siete presi Rosa. Pure voi siete briganti". Così decide di seguire "Calibbardo" per riavere la sua preziosa bestia. Durante la marcia verso Palermo fraternizza con Pinin dodicenne pure lui che ha seguito il padre medico dei garibaldini. I due ragazzi partecipano alla storica vicenda assistono agli scontri decisivi aiutano a curare e trasportare i feriti. Insomma l'impresa dei Mille vista con gli occhi di due adolescenti che in quelle vicissitudini mettono in gioco i loro sentimenti e sogni le loro inquietudini e speranze come quelli del paese che si andava facendo. Tanto che alla fine Celestina proclama fieramente: "Vado da Calibbardo e mi faccio piemontese". Addirittura salva il Generale da un attentato e poi gli cuce uno strappo sul ginocchio. Sì proprio in quei pantaloni di tela blu di Genova povera ma resistente usata da marinai e portuali poi chiamata Blue di Genes e oggi bluejeans. E dire che la ragazza non si capacitava che quello fosse il grande Generale un uomo vestito senza fregi né fronzoli ma rozzamente con un poncho e pantaloni di tela. Non a caso però i bluejeans sono diventati con il tempo simbolo di ribellione e libertà per tanti giovani un mito. Queste e altre notizie si trovano nella piccola sezione storico-informativa finale. Le illustrazioni di D'Altan si rifanno alla tradizionale iconografia risorgimentale ma con una sensibilità tutta personale e moderna.
Fernando Rotondo
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