Nero di luna

Abbandonare la serie del commissario Bordelli e gettarsi nel thriller più intimo, quasi, o probabilmente, autobiografico. È stata questa la scelta di Marco Vichi, classe 1957, che con Nero di luna supera le indagini più prettamente poliziesche, metodiche e scientifiche, gettandosi senza remore nel noir più invasivo e disturbante. Protagonista un giovane scrittore fiorentino, Emilio Bettazzi, deciso a occupare la casa nelle colline del Chianti che il suo amico Franco aveva affittato prima di morire. Un atto estremo per portare a compimento almeno uno dei piani del suo grande amico, ma anche il suo sogno: realizzare quel romanzo "definitivo" che da anni cerca invano. Fontenera è un piccolo borgo rurale dove tutti si conoscono; ma il protagonista, tra sigarette, canne, qualche bicchiere e un'insaziabile "ansia da prestazione" per il progetto in serbo, si rende conto di non poter prender parte a quel tipo di vita. Si aggiungono, sinuosi, piccoli indizi che tormentano gradualmente la sua mente già disposta al fascino irresistibile del mistero: da Marinella, l'unica bottega del paese, iniziano a girare voci di bizzarre stragi notturne di animali; nel frattempo Emilio, assorbito dall'analisi dei suoi nuovi scenari, sente dei rumori inquietanti provenire da una casa all'apparenza abbandonata. Germina un'indagine che coinvolge sempre più direttamente il giovane scrittore, nella quale curiosità e attività di scrittura si mescolano in una lenta caduta verticale: il palazzo risulta di proprietà di una vecchia donna, burbera e schiva, che vive con una giovane nipote, divorata da lancinanti problemi psicologici da quando, una notte di trentacinque anni prima, una tragedia – cruenta e assurda – l'ha costretta a chiudere per sempre le porte della villa maledetta, nella speranza di poter cancellare dalla memoria la scomparsa del figlio, della nuora e del cane. Quel trauma ha segnato nel profondo l'anziana signora, ma è soprattutto la ragazzina ad aver subito, rielaborato e sepolto nella psiche lo shock. Emilio, solo contro le reticenze del paese, trova nelle indagini la collaborazione della giovane Camilla, una dottoressa della quale si innamora perdutamente. Parte da qui il vettore più lugubre e indecifrabile del romanzo: saranno vagliate tutte le piste, e non vi sarà possibilità alcuna di escludere le ipotesi più gotiche e allucinanti. Vichi riesce in un'impresa da cui pochi escono vincitori: raccontare il buio della mente e le crepe dell'inconscio, lasciando che i movimenti e le oscillazioni della storia siano sostenuti da una lingua lineare, pulita, mai complessa. Non è in nessun caso necessario tornare indietro di una riga, perché tutto scorre rapido, intenso, e si vuole proseguire, penetrare l'incubo narrato e sondarne i lati più oscuri con l'autore, che ne sia o meno il reale protagonista. Gianluca Bavagnoli

A Fontenera, nella campagna fiorentina, un giovane scrittore cerca la sua ispirazione per il suo romanzo decisivo, quello che finalmente gli farà raggiungere la notorietà. Lasciata la città, Emilio Bettazzi occupa il casale che il suo amico Franco aveva preso in affitto pochi giorni prima di morire e prova a immergersi in una realtà del tutto nuova. L'aria frizzante di settembre accompagna gli odori tipici della vendemmia che i contadini già preparano, gli sguardi delle donnine sedute sulla porta di casa seguono silenziosi le sue lunghe passeggiate tra filari di vigne e insetti ronzanti. Nel tempo dilatato delle colline del Chianti, antichi rituali guidano i gesti quotidiani e le facce degli uomini e delle donne portano su di sé i segni di un tempo infinito trascorso lontano dalla vita frenetica della città. Tutto è nuovo e affascinante per il giovane Emilio, profumi, impressioni, ma soprattutto i rumori: sono proprio gli strani suoni della notte toscana a condurlo alla scoperta del lato oscuro di Fontenera.
Come un velo nero che ricopre la bellezza degli antichi borghi medioevali, così la notte cela una serie di misteri in cui lo scrittore si trova inestricabilmente avviluppato. Basta un ululato contro la luna piena, dei lamenti provenienti da una vecchia villa disabitata da anni e poi il mormorio continuo delle vecchiette che cessa all'improvviso non appena il forestiero si avvicina. Tutto contribuisce ad avvolgere il paese in un'aura di mistero e a trascinarci dentro Emilio. Ma a differenza del coriaceo commissario Bordelli, il nostro scrittore non ha le abilità adatte a condurre un'indagine seria e puntuale, soprattutto non ha abbastanza sangue freddo per seguire piste che sembrano solo sentieri oscuri nel bosco.
Emilio si limita a gironzolare per il paese in cerca di improbabili indizi, passa notti insonni tentando di acchiappare fantasmi inesistenti, tormentando con le sue domande insistenti reticenti contadini incontrati per caso. Non si ferma neanche di fronte alle beffe del Maresciallo Pantano, che in varie occasioni gli consiglia di lasciare stare le sue ombre e i suoi rantoli per tornare a dedicarsi alla poesia. Ma la curiosità è più forte di ogni logica e, seguendo gli strambi ragionamenti ma anche i clamorosi abbagli dell'aspirante detective, si finisce per essere letteralmente trascinati verso la fine del romanzo.
Per tutto il tempo Marco Vichi riesce a coinvolgere il lettore pur descrivendo situazioni verosimili. è facile immedesimarsi in Emilio, così umano, a tratti maldestro, ma anche terribilmente affascinante quando si lancia nel corteggiamento della giovane dottoressa Camilla. Le schermaglie d'amore tra i due diventano un divertente corollario all'interno della narrazione e i resoconti che Emilio fa a Camilla la sera davanti al camino, con un buon bicchiere di vino in mano, risultano anche un ottimo espediente letterario per riassumere i punti principali dell'intrigo. Il linguaggio semplice e diretto, la descrizione vivida dei personaggi e l'abilità nel creare le situazioni di attesa e di pathos fanno del romanzo di Vichi un noir ricco di sfumature chiaroscure. Un gioco avvincente di tensione e distensione per cui alla fine tutto appare credibile, probabile, come uno dei tanti fatti di cronaca dell'oscura periferia italiana.