Neoproletariato. La sconfitta del popolo e il trionfo dell'eleghanzia

Siamo tutti neo-proletari. Suona come uno sconsolato ma divertente allarme lo sguardo che Tomma Labranca lancia attraverso gli stili di vita di una nuova classe trasversale, subentra al proletariato di marxiana memoria. Ad esprimere le contraddizioni sociali ed esistenziali di questa massa post-moderna non è il vocabolario tradizionale della sociologia, ma un inedito lessico neoproletario, fatto di ironici neologismi ed esilaranti cortocircuiti verbali. Al plusvalore del Capitale marxiano subentra la lotta per il raggiungimento di un agognato pluscool, fatto di superiorità estetica, frequentazioni di ambienti esclusivi e rapporti paritari con i vip del tubo catodico. Il neo-proletario snobba l'intellighenzia e brama l'eleghanzia, e vive all'insegna dell'asimmetria tra apparenza e sostanza. Fa parte del popolo dei discount, ma è sensibile al fascino subdolo del plusinutile. All'intellettuale gramsciano, con il suo atteggiamento pedagogico, subentra quindi l'intellettuale ipno-mediatico, suprema guida verso il pluscool. Su tutto questo paesaggio di rovine culturali regna la neo-padrona Televisione, con le sue promesse di dimagrimenti immediati, ricchezze immediate, felicità immediate. Uno spietato manuale di addestramento al logorio della vita neoproletaia.