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Il momento della complessità. L'emergere di una cultura a rete - Mark C. Taylor - copertina
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Il momento della complessità. L'emergere di una cultura a rete
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Il momento della complessità. L'emergere di una cultura a rete - Mark C. Taylor - copertina
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Descrizione


Con la digitalizzazione dei media e la virtualizzazione del mondo, la contaminazione fra stili e culture e la rapidità delle trasformazioni sociali ed economiche, la complessità è divenuta la costante culturale che caratterizza il nostro tempo. Si tratta di una rivoluzione di portata incalcolabile, destinata a sconvolgere l'habitat dell'uomo moderno, il suo modo di vivere e di relazionarsi. Attingendo alla tradizione filosofica del postmodernismo francese e spaziando dall'architettura all'arte, dalle scienze fisiche a quelle biologiche, Taylor traccia una mappa per aiutarci a capire questo nuovo mondo, e ad attraversarlo nel migliore dei modi.
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Dettagli

2005
28 ottobre 2005
XXIV-393 p., ill. , Brossura
9788875780272

Voce della critica

Mark Taylor è uno di quei filosofi eclettici che si muovono con agilità e una certa competenza all'interno di molteplici campi dall'arte alla religione dai nuovi media all'architettura e all'educazione utilizzando nella sua analisi gli strumenti elaborati in campo filosofico a partire da Hegel e Kierkegaard fino ad arrivare ai “postmoderni” Derrida e Baudrillard ma senza disdegnare un salto indietro fino ad Aristotele.

Il risultato di tanta eterogeneità è Il momento della complessità un bel libro intelligente chiaro non sempre “facile” (con qualche punta di filosofia “alta” che stona un po' in un testo capace per il resto anche di ottima divulgazione) che fornisce un'ulteriore chiave di lettura su dove sta andando l'essere umano contemporaneo (e la o meglio le società in cui vive).

Le modificazioni dei media digitalizzati e sempre più globali e dei metodi di produzione si riflette su e si intreccia con le trasformazioni nella sfera sociale culturale ed economica in una “metamorfosi così rapida e invasiva [che] rende necessari nuovi modelli di comprensione del mondo e della nostra esperienza”. Nel primo capitolo Taylor illustra questa rivoluzione novecentesca in cui il ritmo del cambiamento subisce un'accelerazione senza precedenti attraverso un percorso affascinante nell'architettura del secolo scorso e l'utilizzo di due metafore chiave. Da una parte sta la griglia immagine di regolarità ordine correttezza dall'altra la rete irregolare indefinita instabile. Il sogno di perfetta razionalità dell'architettura moderna da Le Corbusier a Mies van der Rohe i predicatori della “marcia alla conquista dell'ordine” e della “semplificazione formale della complessità” si scontra con le forme disordinate non finite instabili della cultura della strada e delle metropoli contemporanee; portavoce del cambiamento è Robert Venturi seguito poi da un numero di architetti della nuova generazione tra cui Frank Gehry progettatore delle forme sconvolgenti e universalmente famose del Guggenheim Museum di Bilbao. La griglia viene sostituita come forma ideale dalla rete; la semplicità formale e l'elementare lasciano spazio alla complessità e alla contraddizione.

Ecco i nuovi modelli di comprensione del mondo e dell'esperienza di cui parla Taylor: sono i modelli della complessità e indagarne le caratteristiche la logica e la portata rivoluzionaria è il compito che il filosofo si prefigge nel prosieguo del testo caratterizzato ancora da un dialogo tra arte filosofia e scienza che cerca di far cadere le barriere tra discipline e universi che in maniera crescente vengono considerati come strettamente intrecciati. Taylor compie un'operazione in più mostrando come in fondo le radici della teoria della complessità siano da ricercare al di fuori degli ambiti delle scienze fisiche e biologiche in cui hanno trovato terreno fertile a partire dalla seconda metà del Novecento. La trasformazione portata da questa teoria è infatti in primo luogo epistemologica e riguarda l'abbandono di un ideale di linearità logica e di semplicità in favore dell'incompletezza godeliana e della non linearità. Se questo modo di concepire i sistemi si è rivelato finora fecondo soprattutto nel campo delle scienze fisiche e biologiche la complessità si propone però fin dagli inizi come fortemente interdisciplinare in grado di interessare gli economisti e gli scienziati sociali tanto quanto quelli naturali.

Il sogno di ridurre la complessità alla semplicità e di spiegare la realtà in termini di sistemi semplici e altamente stabili non ha marcato solo le scienze “dure” ma la tradizione culturale occidentale più in generale. Solo in tempi recenti e sotto l'influsso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione si è incominciato a riconoscere il carattere intrinsecamente e non solo apparentemente complesso del reale. Ma che cos'è la complessità? Etimologicamente “complesso” indica qualcosa di eterogeneo composto di parti intrecciate tra loro. “La complessità dunque è fatta di intrecci interconnessioni del reciproco intersecarsi di parti ed elementi diversi fra loro”. Ritorna l'immagine della rete di una struttura dinamica e in grado di trasformarsi ed evolvere; di una struttura che non è mai troppo né troppo poco ordinata tale che il territorio della complessità si pone utilizzando un'espressione propria di questa teoria al “margine del caos”.

Gli ultimi capitoli del libro si dipanano con meno originalità attraverso i vari ambiti di studio della complessità fornendo un quadro comunque sufficientemente ampio e chiaro di come la teoria abbia modificato e stia modificando l'immagine della scienza contemporanea in particolare nella rinuncia al riduzionismo che ne ha caratterizzato vari ambiti nel corso del Novecento (e che pure non è ancora sconfitto come denuncia Steven Rose in Il cervello del ventunesimo secolo).

La lunga “coda” al testo permette a Taylor di passare dalla teoria alla pratica e in particolare alla pratica educativa nel segno dell'adagio secondo cui “se la teoria senza prassi è vuota la prassi senza teoria è cieca”. La sfida per il filosofo è quella di adeguare il sistema educativo alla cultura a rete che è emersa negli ultimi decenni; per questo è necessario secondo Taylor utilizzare in maniera crescente le potenzialità delle innovazioni informatiche e telematiche rendere più labili le barriere accademiche interne (interdisciplinari) ed esterne (verso la società) in una parola rafforzare le connessioni anche nell'ambito dell'istruzione per far sì che possa emergere un'”educazione a rete” più adatta a preparare gli studenti ad affrontare il ritmo accelerato del cambiamento nel mondo contemporaneo.


Alessandro Gusman

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