Memorie di un artista della delusione

Ho appena iniziato a leggerlo. Una scrittura semplice ci accompagna, piacevole

Tenendosi defilato, mostrandosi solo qua è la, con elegante ma essenzialmente finta discrezione, Lethem traccia una sua biografia in forma di, via via, reportage, articoletto pop, tema nostalgico sui vecchi quartieri dell'adolescenza newyorkese, ricordo familiare. Tutto dal sapore molto postmoderno, molto D.F. WAllace (ma meno cupo). La scrittura è preziosa per rigore, accuratezza, onestà , ma ogni tanto ci si annoia un po' , specie nel lungo capitolo dedicato al padre pittore, e forse qua è la fa capolino un certo autocompiacimento per una vita in cui l'arte ha rappresentato il filo rosso e la naturale destinazione. Leggendo viene spesso da pensare: accidenti, che fortuna ' sto Lethem.

Semplicemente interessante, mai banale, ricco di spunti e di riflessioni. E' un fiume in piena che sembra colpirti poche volte, ma a lettura completa lascia il segno, forte, indelebile e commovente. Senza eccessi ma più vero della realtà, un'autobiografia sincera e profonda.