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La fortezza della solitudine - Jonathan Lethem - copertina
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fortezza della solitudine

Descrizione


All'inizio degli anni Settanta, Abraham e Rachel Ebdus, insieme al figlio Dylan, sono tra i primi bianchi a vivere in un quartiere di Brooklyn abitato in gran parte da afroamericani. Abraham, pittore, abbandona il suo lavoro per realizzare incomprensibili cortometraggi minimalisti, Rachel ex hippie dalle idee politiche confuse e distorte, finirà per abbandonare la famiglia. Solo, tormentato e deriso dai ragazzini neri, Dylan trova rifugio nell'amicizia di Mingus Rude, figlio di un cantante di colore un tempo famoso, ora cocainomane e pieno di rabbia contro il mondo. Il racconto si snoda lungo trent'anni di cultura americana, tra problemi razziali, vita di strada, arte d'avanguardia, black music e il flagello delle droghe pesanti.
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Dettagli

Net
2007
551 p., Brossura
9788851523756

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ferdi
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Grande affresco sugli anni 70 e 80 visto dalla parte di un protagonista newyorkese, prima bambino e poi adolescente...ma se fosse stato ambientato a Genova (dove personalmente, negli stessi anni, ho vissuto situazioni simili, compreso il conflitto razziale, non tra bianchi e neri ovviamente ma tra locali e terroni) il risultato non sarebbe diverso. A testimonianza di quanto noi italiani dobbiamo alla cultura e in generale al modo di vivere degli americani: stessi riferimenti musicali (magari da Lethem vissuti e visti da vicino, da me e dai miei amici piu' mediati dagli stereo, dai primi video...), stessa infatuazione per gli eroi Marvel, medesime dinamiche genitori-figli (anche se a NY c'eran piu' freakettoni...), simili difficili e controversi rapporti tra amici, quasi amanti, servi e padroni che mi ha appassionato piu' di quanto mi sarei potuto aspettare. Non gli do 5 pallini solo perche'non voglio farmi influenzare dall'esagerato coinvolgimento emotivo e perche', sinceramente, la parte finale non mi ha entusiasmato, anzi mi e' sembrata un po' buttata via... In ogni caso UN GRANDE ROMANZO AMERICANO, l'ennesimo!

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Paolo
Recensioni: 5/5

Sogno. E' la parola chiave della bellissima storia che Lethem ci racconta parlandoci trasversalmente anche dell'America e degli ultimi anni del millennio. Sogno Americano? Anche se l'America è sempre sullo sfondo quello che ci viene messo davanti è però il "sogno umano", quelle ultime parole del libro che sono, per me, la chiave di decifrazione di un percorso attraverso cui ci conduce Dylan, il protagonista. Il sogno (illusione, speranza?) di poter vivere in uno "spazio intermedio" in cui non esistono le durezze della realtà, il razzismo, la povertà, la violenza. Un sogno che lui prova, senza riuscirci, a far diventare reale, inventandosi un supereroe che sconfigge le ingiustizie, emanazione dei suoi sogni a fumetti. E poi la fuga nelle droghe, la madre "granchio che fugge" verso il suo sogno di utopia, il padre pittore di un'opera che non finirà mai per il suo sogno di artista; anch'esse fughe dalla realtà, dura o solo banale. Alla fine Dylan capisce di essere stato "incapace di cantare e di volare, per limitarmi a compilare e a collezionare, a scolpire statue dei mie amici perduti, attori della vita reale, nella mia Fortezza della Solitudine. A vedere il mondo attraverso le note di copertina". Lo "spazio intermedio" che si è creato, unico sollievo alla sua difficile infanzia, alla crescita complicata nella dura Brooklyn, alla difficoltà di avere rapporti veri, è pagato però duramente dalla consapevolezza di non aver vissuto. Da questa consapevolezza nascerà una nuova vita? Non ci viene detto ma il personaggio è a suo modo positivo e una speranza, secondo me, si intravvede. Un libro intenso, scritto benissimo, pieno di personaggi ognuno con il peso della sua storia; un racconto in cui forse si può trovare qualcosa delle "vite a metà" del tempo che stiamo vivendo. Un libro che consiglio.

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Latinese
Recensioni: 5/5

Di molti romanzi si dice che sono capolavori. Di alcuni romanzi lo si può dire a ragion veduta, perché li si è letti. Io non solo l'ho letto; lo rileggo e credo proprio che me lo rileggerò. E per me è e resta un capolavoro, anche se per entrarci dentro ci vuole tempo (anche per le dimensioni). La storia potrebbe essere semplicissima, quasi banale: due ragazzini, Dylan e Mingus, crescono insieme in un quartiere di Brooklyn. Uno è bianco, l'altro nero. Uno è imbranato, l'altro sveglio. Uno non capisce bene che sta vivendo in un ghetto, l'altro l'ha capito benissimo. Eppure sono in serbo per entrambi destini ben diversi, per niente prevedibili date le premesse. Attorno ai due protagonisti, New York negli anni Settanta e Ottanta, mentre la musica passa dal soul al punk e alla New Wave, mentre la controcultura muore in un diluvio di droghe (tra cui la grande novità del crack), mentre i quartieri neri diventano sempre più desolati. Lethem non solo sa raccontare l'infanzia da dentro, sa anche farci avvertire la storia che cammina inesorabile e che si porta appresso tutti, spietatamente, inarrestabilmente. Per questo una volta si parlava di grande romanziere, e sarebbe il caso di usare il termine anche oggi. Se non dobbiamo rimpiangere i Flaubert e i Tolstoj, lo dobbiamo anche a questo scrittore quarantenne che parla di Talking Heads, di fumetti Marvel, di Guerre stellari, e di scritte sui muri. Della nostra vita, parla, e pochi sanno farlo come lui.

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Conosci l'autore

Jonathan Lethem

1964, Brooklyn

Jonathan Lethem è figlio di un pittore e di una militante della sinistra radicale, cresciuto in una Brooklyn divisa fra italiani, neri ed ebrei, tra classici del cinema di fantascienza, cartoni animati della Warner Bros., la grande letteratura europea e la cultura hippy. È cresciuto leggendo Calvino e la Highsmith, Dostoevskij e Ray Bradbury, e se fino all’adolescenza da grande voleva fare il pittore, a vent’anni si è ritrovato sulla West Coast a lavorare fra gli scaffali di una libreria – e alle prime versioni dei suoi romanzi.La lunga parentesi californiana dura più di dieci anni, che comprendono un breve matrimonio (con la scrittrice Shelley Jackson) e la pubblicazione dei suoi primi romanzi: nel 1994 Gun with Occasional Music (Concerto per...

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