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Il titolo riprende un'espressione usata da La Malfa in uno scritto inedito del dicembre 1944 e sintetizza il suo pensiero in merito al rapporto fra Italia ed Europa. In effetti per i democratici l'unificazione europea era una prospettiva costruttiva e non un vincolo esterno entro il quale far incamminare l'Italia. Il libretto seleziona brani prefati da Paolo Savona ed Enzo Grilli su tre questioni: Europa economia e Mezzogiorno. Ne emerge che il dopoguerra fu il momento storico in cui compresi i mutamenti strutturali operati dalla "grande trasformazione" era possibile costruire una democrazia integrale che dal piano politico si riverberasse su quello economico e sociale. Si è sostenuto che il Partito d'azione sarebbe morto con la conclusione della Resistenza. Questa breve antologia lamalfiana mostra il contrario. Gli azionisti che divennero classe dirigente nell'Italia repubblicana espressero una cultura per la quale la "rivoluzione democratica" significava sciogliere definitivamente gli squilibri storici del paese. La Malfa comprese poi il carattere permanente della presenza dei cattolici nella vita politica del paese. Fu la questione con la quale i laici fecero i conti con il centrismo i socialisti con il centrosinistra i comunisti con la proposta di Berlinguer. A ben vedere l'originale presenza della cultura democratica godette di prestigio e di autorità incomparabili rispetto ai consensi elettorali e tradusse in italiano il modello di capitalismo regolato emerso dopo la seconda guerra mondiale fondato sulla versione europea del Welfare. Fu l'assunto centrale della Nota aggiuntiva lamalfiana (1962) espressione di un keynesismo che privilegiava l'offerta sul piano dei consumi collettivi anziché di quelli privati. Alla sua sconfitta occorre guardare per comprendere la conseguente crisi sistemica dell'Italia.
Paolo Soddu
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