Il treno

Un romanzo che cattura subito dalle primissime pagine.

Se già amate Georges Simenon questo libro non potrà che essere una conferma della sua maestria nel parlare di storie umane e sentimenti che da secoli muovono vite e destini. Se invece ancora non avete avuto la fortuna di incontrarlo questo può essere un ottimo punto di inizio. Marcel Féron è un abile riparatore di apparecchi radiofonici, la sua vita grigia scorre senza scossoni emotivi e dopo un’infanzia decisamente travagliata gli sembra di aver raggiunto la pace insieme alla moglie in dolce attesa e alla figlia di quattro anni. Ma una mattina di maggio del 1940 le truppe tedesche invadono il Belgio e nel loro paesino francese di confine la situazione si fa preoccupante. L’unica via di fuga è il treno e tutto il paese si trova accalcato in pochi vagoni, le donne e i bambini da una parte e gli uomini nei carri bestiame. Proprio qui, tra le sgualciture più misere della storia dell’uomo, avviene l’incontro con Anna, ebrea silenziosa e parca di sguardi, con la quale nascerà un rapporto simbiotico, profondo, sensuale e assolutamente non cercato. La gioia del loro amore, effimera e fragile, è il fuoco che tiene in piedi Marcel e Anna durante il viaggio in treno verso l’ignoto prima e nelle giornate ripetitive e opache nel campo profughi poi, un sentimento destinato a spegnersi presto fin dall’inizio ma che riesce a condurre Marcel verso la salvezza. Un finale inaspettato, livido e struggente come tutto il meraviglioso romanzo che ci ha regalato Simenon, pieno di immagini poetiche e di grande eleganza.

Contenuto: romanzo di guerra in perfetto stile Simenon. Tipologia lettore: appassionato.