Pianura proibita

pregevolissimo come ogni libro di cesare garboli, sorprende per la quantità di rimandi bibliografici e per le parole adottate, mai alcuna fuori luogo; il Libro mi rimanda ad almeno altri tre libri da leggere imprescindibilmente, il primo di Roberto Longhi "breve ma veridica storia della pittura italiana", il secondo di Anna Banti "un grido lacerante" (storia autobiografica del connubio sentimentale e scientifico tra la scritrice ed il maestro indiscusso della storia dell'arte del Novecento), il terzo di Marc Fumaroli (accademico di Francia) "La scuola del silenzio" sulle immagini del Seicento: pittori, miniaturisti, incisori, stampatori, "una difesa ad oltranza della letteratura come invisibile sistema sociale, che appartiene al mondo e se ne divide". Garboli, studioso dalle inesauribili energie, filologo anomalo e tra i può grandi del secolo, secondo me, ha vissuto e scritto di emozioni regalando cultura a piene mani. Nella chiusa del libro dice" gli arabi chiamano pianura proibita quei territori della scrittura dove lo stile pianeggiante della semplicità nasce dopo un lungo sforzo, e testimonia di laboriose e difficili prove. Non mi dispiacerebbe finire i miei giorni camminando da solo per una di quelle ignote pianure, dove passano poche anime vive".