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Vita activa. La condizione umana
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Vita activa. La condizione umana - Hannah Arendt - copertina
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Vita activa. La condizione umana

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9788845246289

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n.d.
Recensioni: 4/5

Un ponte, non un libro...

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Stella Alpina
Recensioni: 5/5

In quest'opera Hannah Arendt ritiene che a partire dall'età pre-moderna l'azione, intesa come praxis, come capacità degli uomini di mettere in moto qualcosa, di essere cioè degli "iniziatori" che si rivelano agli altri, attraverso i loro gesti e le loro parole, abbia subìto un depotenziamento. Diversamente dalla polis greca che era uno spazio di visibilità dove "andava in scena la pluralità dell'umano", mentre la sfera domestica era la dimensione della disuguaglianza in cui gravitavano tutti coloro che non erano liberi dalle necessità quotidiane, ovvero gli schiavi che lavoravano affinché quelli che, invece, lo erano potessero fare la loro apparizione nello spazio pubblico, dove, confrontandosi l'un l'altro,non solo esprimevano la loro unicità, ma potevano concretamente anche autogovernarsi, la nascita dello stato moderno ha trasformato l'azione in un comportamento standardizzato,in obbedienza. La politica è diventata sempre più autocratica, gestita, cioè, da élites che decidono per conto delle moltitudini spoliticizzate delle decisioni di vita e di morte. La società ha, in altre parole, assorbito quel "fardello della vita biologica" portato anticamente dagli schiavi, rendendo gli uomini schiavi del lavoro dal quale dipende la loro sopravvivenza e indifferenti verso la politica. Questo processo di spoliticizzazione che la studiosa definisce "perdita del mondo", raggiunge il suo maximum nelle odierne società di massa, dove non solo non esiste più alcuno spazio politico, ma le persone anche se comunicano non si dicono, in realtà più nulla, ma si limitano ad esprimere opinioni altrui che credono proprie, che sono, cioè, l'una il prolungamento dell'altra. La sfera pubblica non riesce più, come avveniva nella polis ateniese, "a riunire le persone impedendo che si cadano addosso", a preservarne, cioè, l'unicità nella molteplicità, perché l'uguaglianza a cui anela l'uomo post-moderno è un livellamento che ingloba tutto ciò che è differente e singolare. Un capolavoro!!!

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remo appignanesi
Recensioni: 5/5

Una società che sta per liberbarsi dal lavoro non ormai che composta che da lavoratori. Splendito il capitolo sul perdono. Libro di riferimento.

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Hannah Arendt

1906, Linden (Germania)

Filosofa tedesca. Formatasi nelle università di Marburgo, Friburgo e Heidelberg, ebbe come maestri Heidegger, R. Bultmann e K. Jaspers.Di origini ebraiche, nel 1933 emigrò in Francia, per poi trasferirsi negli Stati Uniti nel 1940.I suoi principali interessi si sono orientati sull’agire politico, inteso come dimensione pubblica dell’esistenza umana.In "Le origini del totalitarismo" (1951), la Arendt ricostruisce il processo storicoche ha condotto alle dittature europee e alla seconda guerra mondiale; i momenti decisivi di tale processo (antisemitismo, imperialismo e trasformazione plebiscitaria delle democrazie) sono interpretati come effetti di una complessiva de-politicizzazione della cultura moderna."Vita activa" (1958) propone l’e1aborazione in termini filosofici...

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