La mano sinistra del diavolo. La serie di Radeschi. Vol. 3

Questo è il secondo romanzo scritto da Roversi che ha come protagonista il giornalista hacker Enrico Radeschi e si svolge, almeno in parte, a Capo di Ponte Emilia, il suo paese d'origine. Radeschi torna in 'vacanza' nel paesino della Bassa e si trova immancabilmente coinvolto nel caso di un serial killer che sembra aver preso di mira vecchi partigiani, recapitando loro come macabro avvertimento una mano. Il caso è un rompicapo e, per giungere alla soluzione, la collaborazione del nostro eroe con Boskovic, il maresciallo preposto all'indagine, sarà fondamentale. Per non lasciare Radeschi troppo tranquillo, anche il vicequestore Sebastiani richiede il suo aiuto per un caso complicato, per risolvere il quale le competenze informatiche del giornalista sono essenziali. Se in tutto questo andirivieni tra la Bassa e la città della Madonnina il nostro amico scopre anche il tradimento della propria ragazza direi che il quadro è completo! Chi controlla il passato controlla il futuro, chi controlla il presente controlla il passato. George Orwell Devo dire che ho apprezzato Radeschi forse ancor di più vedendolo in azione nel suo ambiente naturale e, come sempre, con la risoluzione del caso viene confermato il teorema che: nulla è mai come appare. Mi è piaciuto che nel romanzo vengano rievocati fatti tragici del nostro passato prossimo di cui si stanno perdendo le memorie, e questo è un grande sbaglio. Unico neo: vorrei dare una tirata d'orecchie al nostro hacker preferito ma se volete sapere perché dovete leggere "La mano sinistra del Diavolo"!

Doppia indagine per il giornalista e hacker Enrico Radeschi che per l'occasione si divide tra la periferia di Milano e la "bassa" padana. Tra delitti e vendette, amori non corrisposti e consigli culinari, curiosità e qualche digressione di troppo, tutti i nodi vengono al pettine

Senza dubbio uno dei migliori romanzi con Enrico Radeschi. La doppia ambientazione è un arricchimento della storia e la vicenda, poi, ti tiene legato proprio fino all'ultima pagina (e questa volta non è un modo di dire!)